Aumenta l’escalation fra le cancellerie di Madrid e Tel Aviv. Oggi il consiglio dei ministri del governo spagnolo riconoscerà la Palestina. Il ministro degli esteri spagnolo José Manuel Albares era ieri a Bruxelles, assieme ai suoi omologhi di Norvegia e Irlanda, che prendono oggi la stessa decisione, e parlava di «giorno storico» che aiuterà una «convivenza pacifica e sicura» in Medio oriente. Questi tre paesi si aggiungono agli altri 140 stati (solo 8 in Europa) che già hanno dato questo passo.

A CAUSA di questa decisione, però, la tensione fra Spagna e Israele è al massimo. Questo fine settimana, il ministro degli esteri israeliano Israel Katz aveva condiviso su X (ex Twitter) una parodia che rappresentava la Spagna attraverso un ballo flamenco intercalato da immagini degli attacchi terroristici del 7 ottobre, con la scritta «Hamas ringrazia la Spagna».
La cosa più paradossale di tutte è che la (vera) ballerina professionale di flamenco che appare nel video col suo vestito rosso acceso si chiama Zeina Sabbah, vive a Siviglia da anni ed è di origine palestinese. «Sono indignata e molto triste», diceva ieri ai mezzi di comunicazione, «perché hanno usato la mia immagine per attaccare e ridicolizzare il mio lavoro».
Un video che il governo spagnolo per bocca del ministro Albares definiva «scandaloso» ed «esecrabile». Albares lo diceva domenica accanto al primo ministro dell’Autorità palestinese, Mohamed Mustafa, sempre a Bruxelles, che definiva «il nostro partner palestinese per la pace, per raggiungere l’obiettivo che tutti desideriamo». L’appuntamento con Mustafa è mercoledì a Madrid, dopo il riconoscimento «come legittimo rappresentante dello Stato palestinese», che la Spagna «tratterà da pari a pari».

MA IL VIDEO di burla non è stato l’ultimo gesto di Katz. Ieri ha fatto seguire le minacce della settimana scorsa ai fatti: ha ordinato al consolato spagnolo a Gerusalemme di cessare i rapporti con i palestinesi residenti sotto la Autorità palestinese (cioè in Cisgiordania) a partire da sabato 1 giugno. «Stamattina ho dato ordine», scriveva Katz sulla rete sociale, «di inviare una nota diplomatica all’ambasciata spagnola in Israele, vietando al consolato spagnolo a Gerusalemme di svolgere attività consolari o fornire servizi consolari ai residenti dell’Autorità palestinese». E aggiungeva velenoso: «Non rimarremo in silenzio di fronte a un governo che premia il terrorismo e i cui leader Sánchez e Díaz intonano lo slogan antisemita ‘Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera’. Coloro che premiano Hamas e tentano di creare uno stato terroristico palestinese non avranno alcun contatto con i palestinesi. I tempi dell’Inquisizione sono finiti. Oggi il popolo ebraico ha uno stato sovrano e indipendente e nessuno ci costringerà a convertire la nostra religione o minaccerà la nostra esistenza: a coloro che ci danneggiano, noi faremo del male». Nella nota, si parla di misure «preliminari» e si accusa il governo spagnolo «di grave incitazione antisemita contro lo stato di Israele».
La risposta di Albares non si è fatta attendere: «Inaccettabile», l’ha bollata. «Non cadremo nelle provocazioni che ci allontanano dall’obiettivo di riconoscere lo stato palestinese».

LA SPAGNA appoggia anche l’ordine della Corte internazionale di giustizia che chiede di fermare la selvaggia offensiva a Rafah. «Esistono già misure precauzionali molto chiare che devono essere applicate», ha detto il capo della diplomazia spagnola. «Chiediamo ancora una volta un cessate il fuoco», ha detto Albares, ricordando che la Spagna ha smesso di autorizzare la vendita di armi a Israele. Lo stesso Alto rappresentante della Ue, il catalano Josep Borrel, ha ricordato che Israele ha «intimidito» e «accusato di antisemitismo» la Corte internazionale, cosa che accade «ogni volta che qualcuno fa qualcosa che non piace al governo Netanyahu».