L’euforia ucraina per i carri armati occidentali è durata poco. Il tempo di svegliarsi per l’ennesima volta sotto i bombardamenti a tappeto russi e ricordarsi che ci sono due realtà, anche in guerra: una fatta di relazioni internazionali, di scambi e trattative politiche, l’altra di stenti e sofferenza. Quest’ultima la vivono i civili da quasi un anno e l’attacco di ieri non ha fatto altro che accentuare le già difficili condizioni di vita di milioni di persone.

Secondo il comandante in capo delle forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, Mosca avrebbe lanciato diverse salve d’artiglieria a partire dalla nottata tra mercoledì e giovedì; 55 missili in totale dei quali, secondo le fonti ucraine, 47 sarebbero stati abbattuti. La maggior parte degli ordigni proverrebbe dalle basi terrestri russe, ma si registrano anche diversi Kalibr e X-59 lanciati dai cacciabombardieri e dalle navi di stanza nel Mar Nero. Kiev accusa anche i russi di aver usato i missili ipersonici Kinzhal. Oltre, ovviamente, ai cosiddetti droni «kamikaze» che ormai vengono fatti decollare continuamente in flottiglie e che in occasione di questi attacchi massicci spesso precedono l’artiglieria pesante per tentare di confondere la contraerea.

La redazione consiglia:
Più guerra per tutti, panzer e tank insieme in Ucraina

IL BOLLETTINO UFFICIALE a fine giornata è di 11 vittime e di almeno altrettanti feriti, come ha spiegato il portavoce del Servizio di emergenza nazionale ucraino, Oleksandr Khorunzhyi, ha annunciato il bilancio delle vittime in un commento alla televisione ucraina. Ha detto che gli attacchi hanno anche ferito almeno altre 11 persone. Il bilancio peggiore si registra nell’area di Zaporizhzhia, interessata da giorni da un inasprimento degli attacchi da parte delle forze del Cremlino. Qui 3 civili sono morti e 7 sono rimasti feriti durante un attacco a un impianto energetico.

IL SINDACO DI KIEV, Vitali Klitschko, ha dichiarato che una persona è stata uccisa durante gli attacchi e si tratterebbe del primo decesso di questo tipo nella capitale dalla notte di Capodanno. Altre due persone sono rimaste ferite. Il capo dell’amministrazione comunale di Kiev, Sergyi Popko, aveva di poco preceduto le dichiarazioni di Zaluzhny dichiarando che solo sui cieli della capitale erano stati neutralizzati ben 15 missili.

Secondo Kiev si tratterebbe dell’undicesimo attacco di questo tipo con l’obiettivo evidente di minare le infrastrutture energetiche e strategiche del Paese. Il ministro dell’energia ucraino, Herman Halushchenko, ha dichiarato che la tattica del Cremlino mira a «causare un fallimento sistemico nel sistema energetico dell’Ucraina» enumerando una parte dei danni che hanno causato, ancora una volta, blackout diffusi lungo tutta la linea elettrica, in modo particolare nelle grandi città. A Odessa, ad esempio, i bombardamenti avrebbero causato «problemi significativi con le forniture elettriche», come spiegato dal governatore regionale Maksym Marchenko. La città ieri era stata riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità a rischio e, infatti, gli ucraini hanno accusato la Federazione russa di atti di «terrorismo» e di «crimini contro l’umanità» per tutti i danni al patrimonio artistico del Paese.

MA A DIFFERENZA dei governatori regionali, i politici ai vertici, Zelensky in testa, ieri hanno continuato a soffermarsi sui carri armati promessi dagli stati europei e dagli Usa. Il motivo è semplice: ora che gli alleati hanno acconsentito è fondamentale capire quando i tank arriveranno al fronte. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha chiarito che «gli alleati sono estremamente concentrati sull’importanza della velocità». Una previsione l’ha fatta il ministro della difesa tedesco Boris Pistorius, secondo il quale i Leopard 2 promessi dalla Germania saranno inviati alla fine di marzo o all’inizio di aprile. Anche la Polonia e la Gran Bretagna hanno fissato la fine di marzo come data limite per l’invio dei propri tank.
L’inizio della primavera è stato indicato da molti analisti come il periodo più plausibile per le nuove offensive russe. Per l’Ucrain, avere o meno i carri armati a disposizione sta diventando una questione vitale. Mosca, intanto, osserva attentamente i movimenti dei suoi nemici e continua a bombardare.