Quella che si è verificata nel fine settimana, più che una scissione è l’esplosione di una potente mina nelle fondamenta di Syriza che sta portando il partito della sinistra greca verso la dissoluzione.

Alla prima riunione del Comitato Centrale, il nuovo presidente del partito Stefanos Kasselakis ha fatto di tutto per apparire come un corpo estraneo non solo verso il suo partito e più in generale verso la sinistra greca, ma anche per accentuare le fratture con i suoi non pochi avversari interni e deludere buona parte del gruppo dirigente. Ha reso chiaro che si sente il successore di Tsipras, ma nel senso di aver ereditato un posto dirigenziale, non la guida di un partito politico.

Il nuovo leader non ha perso occasione per scagliarsi contro il «morbo delle correnti interne» che, secondo lui, travaglia Syriza. Partito che sarà «guarito dalla partigianeria» sotto la sua leadership: «Va bene la democrazia ma è ancora meglio avere una sintesi operativa sulla base delle varie proposte politiche», ha dichiarato, per spiegare che il «capo» non si aspetta proposte dalla «base» e dai dirigenti: «Dove i compagni odiano i compagni e si prodigano in monologhi che durano 8 ore».

Le nuove proposte di azione politica Kasselakis le ha chieste ai dirigenti della Nasa, del Mit e della London School of Economics. Ai membri del Comitato Centrale è stato evidente che il nuovo presidente è convinto di avere tra le mani non un partito anticapitalista ma una impresa da salvare dalla bancarotta.

COME SE NON BASTASSE, Kasselakis ha insistito con la sua proposta di voler indire un referendum interno (disgraziatamente previsto dallo statuto di Syriza ma certo non in questo caso) al fine di espellere i quattro dirigenti che si sono permessi di criticarlo pubblicamente. Ha anche annunciato che al referendum potranno partecipare non solo i militanti ma anche gli «amici» di Syriza, cosa assolutamente fuori da ogni logica.

LA RIUNIONE DEL COMITATO CENTRALE, in un hotel al centro di Atene, è finita di colpo quando l’ex ministro delle Finanze Euclides Tsakalotos, che si era candidato alle primarie dello scorso settembre arrivando terzo, e la deputata Peti Perka sono usciti dalla sala accompagnati dai loro compagni della corrente Ombrella. In tutto 45, tra questi ci sono altri ex ministri del governo di Tsipras. «Sentiamo la nostra responsabilità storica. Ci ostiniamo a essere di sinistra e la nostra visione è un socialismo con libertà e democrazia», si legge nel comunicato del gruppo fuoriuscito che usa parole pesanti accusando il nuovo corso di «pratiche trumpiane» e «populismo di destra». La reazione di Kasselakis è stata di chiedere ai due deputati del gruppo di dimettersi dal Parlamento. Richiesta respinta: Syriza avrà dunque due seggi in meno.

Parlando con i giornalisti Tsakalotos ha accusato il presidente di volere «un partito non di sinistra. Vuole il rapporto diretto tra il capo e la base e ricorre non a un referendum ma a un plebiscito che legittima la decisione del capo e rende vano ogni dibattito».

MA OLTRE LE VELLEITÀ leaderistiche e imprenditoriali del nuovo presidente venuto dagli Usa, rimane aperto, secondo Tsakalotos, il grosso problema politico di Syriza: la sua incapacità di presentare alla società un’analisi funzionale e convincente dei suoi progetti. Syriza, a suo dire, si è limitato a denunciare i ripetuti scandali. I problemi sono enormi, basta vedere un’intera regione come la Tessaglia alluvionata, per capire che ci vogliono risposte serie, ha aggiunto. Non possiamo credere di poter governare dicendo solo quello che pensiamo ci porti voti.

Tsakalotos ha spiegato che lui e i militanti di Ombrella non hanno intenzione di fondare un nuovo partito ma vogliono piuttosto iniziare un grande dibattito con tutte le forze democratiche e di sinistra. Giorni fa era girata la voce secondo cui i dissidenti di Syriza avrebbero proposto una collaborazione con Diem25 di Varoufakis, ma Varoufakis ha negato ogni possibilità di collaborazione.

PER IL MOMENTO la corrente 6+6 di Efi Achtsioglou, che con altre fazioni interne ha abbandonato la riunione del Comitato Centrale, ha scelto di mantenere una posizione critica verso Kasselakis ma senza uscire da Syriza.

Una posizione che non è chiaro quanto tempo possa essere mantenuta, dal momento che ogni giorno un certo numero di quadri, deputati, eurodeputati, ex ministri abbandona la nave. In alcune cittadine di provincia intere sezioni hanno smesso di funzionare mentre anche l’organizzazione giovanile ha protestato per la situazione caotica del partito pochi giorni prima dei festeggiamenti per i 50 anni dalla rivolta del Politecnico di Atene contro i colonnelli, ma anche a pochi mesi delle elezioni europee.

Di fronte a questa situazione di dissoluzione fa impressione il silenzio di Tsipras. Parecchi ritengono che il disastro attuale sia opera sua. Voci incontrollate gli attribuiscono una posizione di suggeritore occulto di Kasselakis. Tsakalotos lo ha criticato poiché non le smentisce pubblicamente. Anche se lo stesso leader di Ombrella ha dichiarato che in occasione della sua uscita da Syriza né lui né Tsipras hanno ritenuto di doversi parlare.