Syriza si sta avviando a passi da gigante verso la scissione. Il conflitto interno tra il nuovo presidente Stefanos Kasselakis e buona parte del vecchio gruppo dirigente ha preso ormai dimensioni esplosive. Dopo il matrimonio con il suo compagno a New York Kasselakis è tornato in Grecia ma le sue prime dichiarazioni da leader hanno infiammato i dirigenti del partito. Un po’ perché ha difficoltà a esprimersi in greco e un po’ anche perché ignora del tutto la situazione in cui si trova il suo paese di origine. Kasselakis ha messo in fila una gaffe dietro l’altra: all’Unione degli Industriali voleva esprimere apprezzamento verso lo spirito imprenditoriale e ha parlato di «sostegno al capitale». Ancora peggio, quando ha descritto la sua concezione della sinistra usando come punto di riferimento i Democratici Usa. E via di questo passo, confondendo i sostenitori del partito e scandalizzando il gruppo dirigente.

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La vera linea politica del nuovo presidente sarà oggetto di dibattito nel congresso straordinario che però si terrà a fine febbraio. C’erano forti pressioni per anticipare la data, ma Kasselakis ha voluto disporre di più tempo per adeguarsi alla realtà del suo paese di origine. Assumendo però il rischio di esporre Syriza a una controversia interna senza fine. Chi si è messo in prima fila nell’opposizione al nuovo presidente è la corrente di Syriza chiamata “Ombrella” il cui esponente più qualificato è l’ex ministro Euclides Tsakalotos. E se Tsakalotos ha mantenuto la sua critica al presidente a livelli di un civile dissenso, altri esponenti hanno sparato ad alzo zero senza remore e talvolta anche attraverso mezzi d’informazione di notissimo orientamento di destra.

I collaboratori di Kasselakis hanno intimato al presidente di imporsi con l’espulsione dei quattro dissidenti maggiormente esposti. Kasselakis è dubbioso perché si tratta di ex ministri e di quadri che hanno svolto un ruolo importante nella formazione di Syriza. Si deciderà alla riunione del Comitato Centrale prevista per il fine settimana. Intanto ieri, senza aspettare, l’ex ministro Giorgos Stathakis ha annunciato il suo distacco da Syriza con un articolo in cui accusa l’attuale gruppo dirigente di essere dei «populisti che hanno dichiarato guerra alla sinistra».

Per farsi un’idea di come si arriverà alla fatale riunione bastava farsi un giro alla manifestazione strapiena di gente organizzata da Ombrella lunedì in un cinema al centro di Atene. L’idea che si affermava nei diversi interventi era che Syriza di Kasselakis sia «un altro partito» che non ha nulla in comune con il Syriza a cui avevano aderito. C’è chi ha parlato di «infiltrazione del nemico» nella dirigenza mentre altri hanno sottolineato le scarse possibilità che al congresso ci sia un dibattito serio sulla strategia del partito. «Trovo estremamente difficile stare con orgoglio in questo partito» è stata la sintesi di Tsakalotos.

Non si è compreso se Kasselakis veda chiaramente il pericolo di distruggere il maggiore partito della sinistra greca e se dispone della capacità politica di giungere a un accordo con l’opposizione interna. Qualche giorno fa lo storico Nikos Marantzidis, all’epoca consigliere di Tsipras, ha pubblicato un articolo in cui invitava Kasselakis a dimettersi dalla presidenza di Syriza per lasciare il posto a Socrates Famelos, attuale capo del gruppo parlamentare. Anche Yiannis Dragassakis, capo del gruppo parlamentare a Strasburgo, ha inviato una lettera fortemente allarmata a Kasselakis in cui ragiona di una «situazione estremamente grave» dentro il partito e invitando il presidente di impegnarsi per garantire l’unità e la capacità politica di Syriza. Appelli rimasti senza risposta. Come quelli, numerosissimi, che inviano alla sede centrale di Syriza ad Atene decine di sezioni e di federazioni di provincia, quasi tutti incentrati sul pericolo che la scissione porti alla totale emarginazione della sinistra e regali per sempre il potere alla destra.

In caso di scissione Syriza non sarà più il primo partito di opposizione, posto privilegiato nel sistema politico del paese. Il posto di Syriza sarà occupato dai socialisti del Pasok, anche loro peraltro travagliati da seri problemi di leadership. Poche settimane fa Tsipras ha avuto a Strasburgo un lungo colloquio con George Papandreou, ex premier e figlio del fondatore del Pasok. Al centro della discussione un progetto di collaborazione di Syriza con il Pasok, rovesciando l’attuale leader socialista, Nikos Androulakis, uomo di scarse capacità politiche ed esposto ai ricatti della destra. Un progetto ambizioso che esige un Syriza compatto e aperto al dialogo. Finora Tsipras ha volutamente ignorato lo scontro dentro il suo partito. Molti però contano su di lui per tornare sulla scena politica da protagonisti.