La situazione in Camerun sembra evolvere verso il peggio, dopo le violenze e gli arresti dei giorni scorsi tra cui quella dello scrittore Patrice Nganang, vi è stata una svolta militare. Il presidente Paul Biya  ha ribadito il suo impegno a combattere i movimenti secessionisti nelle regioni di lingua inglese (in realtà bilingue): «È mio dovere ristabilire l’ordine e punire i colpevoli degli omicidi e degli attacchi alle forze di polizia» ha spiegato. «penso che il bilinguismo e il multiculturalismo siano risorse eccezionali per il nostro paese.. per cui persisterò nella ricerca delle soluzioni che rafforzeranno la nostra unità nazionale». Intanto l’esercito ha portato a termine alcune operazioni militari nella zona di Mamfe dove i militari avevano subito nelle ultime settimane numerosi attacchi che avevano provocato la morte di 15 soldati (4 solo ieri).

Per il portavoce del governo Issa Tchiroma Bakary «i terroristi sono nascosti nella foresta al confine con la Nigeria dove hanno anche campi di addestramento ed è lì che siamo andati a cercarli e sconfiggerli. Infatti, le truppe camerunesi hanno attraversato il confine nigeriano in cerca di ribelli senza chiedere l’autorizzazione alla Nigeria (l’incursione è stata confermata da un funzionario del governo nigeriano, da due ufficiali militari nigeriani e da due diplomatici stranieri, ma entrambi i governi hanno cercato di smentire), nelle azioni hanno sequestrato armi, sistemi di trasmissione e t-shirt con la scritta «Ambazonia Defence Force».

Intanto secondo le Nazioni Unite oltre 7.500 persone si sarebbero rifugiate nella vicina Nigeria e altre 40.000 starebbero per passare il confine. La repressione governativa sta avendo come effetto una crescita del sostegno da parte della popolazione a un movimento secessionista un tempo marginale. Secondo la stampa locale sarebbero stati bruciati villaggi, mercati e  azioni di rappresaglia sono segnalati anche verso la popolazione civile.

Intanto per lo scrittore Patrice Nganang la situazione si complica: verrà processato il prossimo 19 gennaio con l’accusa di oltraggio agli organi costituzionali e minacce. In questione, una serie di termini – molto offensivi – in camfranglais, un misto di inglese, francese e lingue locali.

Molte questioni rimangono aperte e sono tutte attinenti la libertà dei camerunensi sia di lingua inglese che francese. Il giornalista Nfor Hanson Nchanji auspica un dialogo non cosmetico. Intanto la comunità internazionale appare assente, secondo i giornali locali, è come un pompiere senza acqua. E d’altra parte quando c’è una crisi si teme un cambiamento che generi ancora più instabilità.

Ora in Camerun tutti sanno che Paul Biya è un pessimo interlocutore, ma ad ovest c’è Boko Haram e poi ci sono i ribelli dell’Ambazonia. Bismark è sempre presente, la parola d’ordine è una sola realpolitik. I camerunensi possono aspettare.