La Nuova Nato Globale è una realtà, firmata nero su bianco in calce al documento chiamato Strategic Concept 2022. Più armi, uomini, mezzi, molti più soldi, molto più mondo ed extramondo da pattugliare (già, ci sono anche lo spazio e il cyberspazio). Al vertice dell’Alleanza atlantica di Madrid si è ridisegnato un pezzo dell’equilibrio militare del pianeta. Il “nostro” pezzo.

TUTTO CIÒ ha dei costi, naturalmente. Si comincia con la pelle dei curdi, una lista di 33 estradabili sacrificati alla Turchia di Erdogan, che li ha pretesi – insieme a molto altro – per togliere il proprio veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza. Solo qualche anno fa i curdi erano i nostri eroici difensori contro il Male delle colonne dell’Isis. Oggi il Male è qualcun altro e i difensori non servono più, erano già fuggiti in gran numero in Finlandia e in Svezia, così come i turchi che Erdogan ha accusato di aver preso parte al tentato golpe del 2016 contro di lui. Credevano di andare nella terra di Olof Palme e invece sono finiti nella colonia di Jens Stoltenberg. Lo stesso segretario generale della Nato condannò vigorosamente il tentativo di colpo di stato in Turchia – e non condannò mai le tremende purghe scatenate da Erdogan, che durano tutt’ora. Ma il doppio standard è la cifra stilistica dell’intera Alleanza.

STOLTENBERG incassa un allargamento dell’Alleanza – il nono dalla caduta del Muro – che poteva essere scabroso, costruisce una Nato 2.0 che supera ogni aspettativa, lascia in eredità un ben armato e finanziato gendarme planetario delle democrazie occidentali. Perché il “Tony Blair norvegese” dopo otto anni di servizio se ne andrà in ottobre – quando la guerra in Ucraina sarà ancora lì. Con ogni probabilità andrà a presiedere la Norges Bank, e gestirà il corso della corona in quel paese fatato che finanzia il welfare più capillare del mondo con il petrolio meno faticoso al mondo.

APRENDO IL VERTICE di Madrid il socio di maggioranza, il presidente americano Joe Biden, ha annunciato che gli Stati uniti «rafforzeranno la loro presenza militare in Europa». Significa l’invio di truppe, alcune al servizio di nuove batterie di difesa aerea in Germania e in Italia – quelle in Italia sono circa 70 uomini e un gruppo missilistico antiaereo. Ma le truppe Nato in Europa saliranno a 300mila, circa 10mila delle quali dell’Italia, «2mila già schierati in Bulgaria e Ungheria e altri 8mila pronti» dice Mario Draghi – che lascia la compagnia con un giorno d’anticipo per un consiglio dei ministri sul taglio delle bollette, e forse qualche tensione. Incrementi da 3mila a 5mila soldati anche nei paesi baltici e in Polonia.

ALLA BASE della Nato 2.0 c’è il Nato 2022 Strategic Concept, uno scarno e affilato documento di 11 pagine che dettaglia la nuova Alleanza ed è diversissimo dall’ultimo, firmato nel 2010 a Lisbona, per cui la Russia era «un partner strategico». In questo è «la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli Alleati» – e la Cina «una sfida ai nostri interessi» che «usa la sua leva economica per creare dipendenze strategiche e allargare la propria influenza» (precisamente ciò che ha fatto ogni impero moderno, dall’Inghilterra dell’oppio in Cina agli Usa del rame in Cile).

MA È IL QUADRO generale a trasformarsi. Il documento insiste molto sul generale pericolo del «terrorismo», sul fatto che «le forze nucleari e particolarmente quelle degli Usa sono la garanzia suprema di sicurezza», sul fatto che l’allargamento della Nato «è un successo storico», sul fatto che «l’aumento della spesa per la difesa è la chiave dei nostri sforzi per rendere più sicuro l’area euro-atlantica» (il budget della Nato raddoppierà, ed è già sette volte quello russo), e infine sul fatto che l’area euro-atlantica non è più il solo interesse della Nato: Medio oriente, Nord Africa, Sahel sono esplicitamente citate.
È la dottrina del guardiano del mondo. Ed è appena cominciata.