Dopo un anno e quattro mesi dalla firma del trattato di cooperazione tra Italia e Niger, quell’intesa diventa pubblica. La rendono nota Asgi, Cild e Rete Disarmo, che hanno avuto finalmente accesso agli atti dopo una sentenza del Tar del Lazio. L’accordo su gestione dei flussi migratori e sicurezza, mai ratificato dal parlamento, è a dir poco striminzito e poco dettagliato, senza previsioni di spesa e con grossolani errori.

Perché, dice Giulia Crescini di Asgi, il vero contenuto dell’accordo sta in due lettere inviate da Niamey a Roma nel novembre 2017 e nel gennaio 2018, ma che il Tar non ha “sbloccato”. Quel che traspare è però la finalità:

«Sembra che si voglia aprire una cooperazione industriale, peraltro monodirezionale, sfruttando un accordo nato per la gestione dei flussi migratori e della sicurezza», ha spiegato in conferenza stampa Francesco Vignarca di Rete Disarmo. «Ci sembra che con il pretesto delle missioni all’estero per contenere le migrazioni, si voglia favorire il business delle aziende produttrici di armi», ha aggiunto Gennaro Santoro, legale di Cild.

Al momento in Niger sono stati inviati almeno novanta soldati italiani, senza che il parlamento abbia approvato un trattato che parla esplicitamente di «operazioni umanitarie» ed «esercitazioni militari».