«Sono felice» che Twitter sia ora «in mani assennate, e non venga più gestito dalla sinistra radicale». Donald Trump si è subito congratulato per l’ufficializzazione dell’acquisto della piattaforma da parte di Elon Musk, avvenuta nella notte fra giovedì e venerdì, limite ultimo imposto da un giudice per completare la scalata dell’uomo più ricco del mondo al social network con quasi 400 milioni di utenti.

«THE BIRD IS FREED» è stato il primo tweet di Musk, definitosi «assolutista della libertà di parola», da neoproprietario della piattaforma: una libertà interpretata da molti come la rottura della diga della moderazione dei contenuti. Nelle prime ore dopo il cambio ai vertici si sono moltiplicati sulla piattaforma i tweet che testavano i nuovi e vasti confini della «libertà di parola» promessa dall’uomo più ricco del mondo: svastiche, insulti antisemiti, la “parola con la n” rivolta agli afroamericani. Matteo Salvini corre subito dietro a Trump e si entusiasma anche lui di un «grande giorno per la democrazia e la libertà. Adoro Elon Musk».

COME NUOVO COMANDANTE in capo (e Ceo ad interim) le prime azioni nel mondo reale di Musk sono state invece di decapitare i vertici del social network: licenziati seduta stante l’ex Ceo Parag Agrawal, la direttrice del dipartimento legale Vijaya Gadde, il Cfo Ned Segal e il consigliere generale Sean Edgett, che è stato perfino scortato fuori dal quartier generale di Twitter.
Tutto era cominciato il giorno precedente quando a fare il suo ingresso nella sede della piattaforma era stato lo stesso Musk, che ore prima dell’ufficializzazione dell’acquisto aveva innescato la frenesia mediatica aggiornando la bio sulla propria pagina Twitter, autoproclamandosi «Chief Twit», e postando una lettera agli inserzionisti per rassicurarli sulla nuova rotta, in cui dichiara in tutta serietà di aver fatto questo passo «per tentare di aiutare l’umanità, che amo». Kieley Taylor di Group -M (un’agenzia che rappresenta importanti brand nell’acquisto di inserzioni pubblicitarie) ha detto però al Wall Street Journal di avere già una decina di clienti che hanno chiesto alla sua azienda di sospendere le inserzioni su Twitter se l’account di Trump verrà riattivato come promesso da Musk.

Per ora l’ex presidente Usa, sospeso dopo l’assalto al Campidoglio, dice di continuare a preferire il suo Truth Social, ma è improbabile che non cerchi di tornare al più presto sul palcoscenico offerto da Twitter – specialmente in periodo elettorale. Intanto è riapparso sulla piattaforma il primo nome illustre dell’esercito dei “bannati”: il rapper Kanye West da ieri ha di nuovo il suo profilo, chiuso solo pochi giorni fa per dei tweet antisemiti – a cui ha fatto seguito un’adunata neonazista su un cavalcavia di Los Angeles con saluti romani e striscioni «Kanye ha ragione sugli ebrei».
Fra i tanti che potrebbero seguirlo presto anche l’ex stratega di Trump, Steve Bannon, il complottista di estrema destra Alex Jones, la deputata Qanonista Marjorie Taylor Greene.
Lo stesso Musk non ha fatto mistero del fatto che voterà repubblicano alle imminenti elezioni di midterm, e che per il 2024 sosterrebbe la candidatura di Ron De Santis, il governatore di estrema destra della Florida autore della cosiddetta legge Don’t Say Gay. E nella cordata che ha sostenuto la sua scalata a Twitter ci sono importanti donatori del Gop – oltre a Unipol, unico investitore italiano (ma non si sa ancora l’entità del contributo).

MENTRE SI ATTENDE di verificare la reale entità e il pericolo posto dalla concezione muskiana di «libertà di parola» applicata a uno dei più grandi social network del mondo, dall’Europa vengono i primi moniti alla sua espansione senza confini. L’uccellino simbolo di Twitter nel vecchio continente «volerà secondo le nostre regole», ha twittato Thierry Breton, commissario per il mercato interno della Ue, aggiungendo un riferimento al Digital Services Act: uno dei progetti di legge per aumentare i controlli sulla disinformazione e i contenuti illegali postati sulle piattaforme.
L’acquisizione rappresenta anche una tappa nell’ascesa dei nuovi magnati del 21esimo secolo che con la mossa di Musk vengono definitivamente «sguinzagliati», scrive il New York Times. E prendono il posto, dice alla testata Usa il professore di geografia economica all’università di Berkeley Richard Walker, «delle corporation che sono state il volto del diciannovesimo secolo». In questa mutazione, «i titani dell’industria tecnologica stanno spianando la strada».