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Super treni, fregate e corvette: all’Egitto il peggio d’Europa

Super treni, fregate e corvette: all’Egitto il peggio d’EuropaFiaccolata al Pantheon di Roma per la liberazione di Patrick Zaki e verità per Giulio Regeni – LaPresse

Business as usual A cinque anni dal sequestro e l’uccisione di Giulio Regeni gli ultimi affari con il regime di Germania, Francia e Italia. Spese pazze del presidente al-Sisi con 60 milioni di poveri e malati di Covid-19 che muoiono senza ossigeno. Domani il consiglio degli Esteri Ue discuterà della questione senza decidere nulla

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 24 gennaio 2021

Domani di fronte al Consiglio Esteri dell’Unione europea comparirà l’Egitto: a dieci anni dalla rivoluzione di piazza Tahrir, a cinque dal rapimento, le torture e l’uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni e a meno di una settimana dall’ennesimo rinnovo della detenzione preventiva dello studente egiziano Patrick Zaki, i ministri degli esteri degli Stati membri discuteranno della situazione nel paese nordafricano.

Lo faranno, si spesa, anche alla luce della risoluzione approvata il mese scorso dall’Europarlamento che chiede embargo per il Cairo e sanzioni ai responsabili di violazioni dei diritti umani.

Giulio Regeni

PER L’ITALIA PARLERÀ il ministro Luigi Di Maio che farà il punto sulle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Roma per quattro agenti dei servizi egiziani sospettati di aver rapito, torturato e ucciso Giulio Regeni. Seguirà una discussione sui rapporti tra Ue ed Egitto ma nessuna decisione specifica.

Di rapporti di cui discutere ce ne sono in abbondanza, a partire da quelli che legano i singoli paesi al regime del presidente al-Sisi. Il lungo elenco potrebbe iniziare dall’annuncio più recente: l’Egitto ha firmato con la tedesca Siemens un accordo per la costruzione (insieme alle società egiziane Orascom Construction e Arab Contractors) di una rete ferroviaria ad alta velocità, 250 km all’ora. Il primo treno è previsto in consegna ad agosto, poi ne arriveranno altri 22.

LA PRIMA LINEA (ne seguiranno altre 3) servirà 16 stazioni e 460 km, tra al-Ain al-Sokha sul Mar Rosso ad Al-Alamein sul Mediterraneo passando per New Cairo, la nuova capitale voluta da al-Sisi e simbolo dei mega progetti infrastrutturali che da anni porta avanti.

Di per sé nulla di male. Ma il costo fa strabuzzare gli occhi agli egiziani: 23 miliardi di dollari destinati a servire un’élite (e la sua capitale nuova di zecca) mentre 30 milioni di egiziani vivono sotto la soglia di povertà e altri 30 milioni poco sopra. E mentre negli ospedali di tutto il paese i malati di Covid muoiono uno dietro l’altro per mancanza di ossigeno (diversi video-denuncia hanno raccontato l’orrore di numerosi decessi per soffocamento).

Ma è la strategia di al-Sisi: progetti faranoici da far tirar su per lo più dalle compagnie dell’esercito per rafforzare l’oligopolio economico delle forze armate e di conseguenza puntellare la poltrona di presidente senza un partito di riferimento.

Patrick Zaki

Restando sul fronte tedesco, a dare i numeri di un’altra cooperazione, quella militare, è stato all’inizio di gennaio l’ambasciatore egiziano a Berlino, Khaled Galal Abdel Hamid: nel 2020 la Germania ha autorizzato licenze alla vendita di armi al Cairo per un valore totale di 725 milioni di euro. Spiccano quattro sottomarini militari, già consegnati.

C’È POI LA FRANCIA del «la vendita di armi non può essere condizionata dai diritti umani» del presidente Macron. L’11 gennaio si è svolta in pompa magna la cerimonia di consegna della prima corvette prodotta in Egitto dalla Alexandria Shipyard in collaborazione con la francese Naval Group, riporta Egypt Today.

Alla corvette Gowind 2500, ribattezzata Port Said e che segue alla Al Fateh, prodotta in Francia, ne seguiranno altre tre, per un valore di un miliardo di euro. A bordo ha missili anti-nave e sistemi di difesa aerea, ma si pagano a parte: 400 milioni di euro di missili della Mbda (joint venture di Eads, Finmeccanica e Bae Systems) e altri 100-200 in siluri per Naval Group, scrive Naval News.

INFINE, L’ITALIA che mai ha messo fine alle relazioni con l’Egitto di al-Sisi. Non lo ha fatto dopo il suo primo massacro (nell’agosto 2013 mille sostenitori dei Fratelli musulmani uccisi dalla polizia a piazza Rabaa, tetra inaugurazione del regime), né dopo il ritrovamento del corpo martoriato di Giulio, il 3 febbraio 2016.

Come raccontato in questi anni, il business civile si è mantenuto stabile, quello militare è cresciuto vertiginosamente. Dai 7,1 milioni di dollari in armi italiane nel 2016 agli 871,7 del 2019.

I dati per il 2020 non sono ancora disponibili ma si preannuncia un nuovo record vista la vendita di due fregate Fremm di Fincantieri da 1,2 miliardi (la prima è arrivata al Cairo il 31 dicembre, la seconda dovrebbe attraccare entro l’anno) e un pacchetto tra i 9 e gli 11 miliardi totali per 20 pattugliatori Fincantieri, 24 caccia Eurofighter Typhoon, 20 aerei addestratori M346 Leonardo e satelliti da osservazione.

Non solo: gli ultimi dati Istat parlano di 8,1 milioni di euro in «altri prodotti in metallo» partiti per l’Egitto dalla provincia di Cagliari. Per l’analista di Opal Giorgio Beretta, non può che trattarsi di munizioni prodotte dalla Rwm Italia di Domunsnovas. Business as usual.

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Cinque anni in cerca di verità e giustizia

25 gennaio 2016
Giulio Regeni, ricercatore italiano dell’Università di Cambridge, 28 anni, scompare al Cairo alle 19.50, nei pressi della metro di Dokki. È la sera del sesto anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir: la città è stata svuotata dalla polizia.

3 febbraio 2016
Il corpo di Giulio, martoriato e reso quasi irriconoscibile dalle torture, viene trovato semi nudo lungo l’autostrada tra Il Cairo e Alessandria. Nelle stesse ore la ministra Federica Guidi si trovava al Cairo a capo di una delegazione di 60 imprenditori italiani.

24 febbraio 2016
Amnesty International Italia lancia la campagna «Verità per Giulio Regeni».

10 marzo 2016
L’Europarlamento approva a larga maggioranza la prima di una serie di risoluzioni che condannano l’uccisione di Giulio Regeni e le violazioni dei diritti umani nell’Egitto di al-Sisi.

24 marzo 2016
Al Cairo vengono uccisi in una sparatoria con la polizia cinque cittadini egiziani, poi accusati dal governo di essere i responsabili della morte di Regeni. In quell’occasione la polizia fingerà di trovare a casa di uno di loro effetti personali e documenti del ricercatore, uno dei più eclatanti casi di depistaggio messi in atto dal Cairo.

8 aprile 2016
Il governo Renzi ritira l’ambasciatore italiano Massari dal Cairo. Il 14 agosto 2017 il neo ambasciatore Cantini sarà rimandato in Egitto, nonostante l’assenza di passi avanti nelle indagini.

24 aprile 2016
Le forze speciali egiziane arrestano il consulente egiziano della famiglia Regeni, Ahmed Abdullah. Sarà rilasciato 5 mesi dopo.

13 ottobre 2017
La Federazione nazionale della stampa italiana presenta la «scorta mediatica» per Giulio Regeni.

28 novembre 2018
La Procura di Roma iscrive nel registro degli indagati alcuni agenti della National Security egiziana.

30 aprile 2019
Con 379 sì e 54 astenuti, la Camera istituisce una Commissione di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

20 gennaio 2021
Dopo la chiusura delle indagini, il 10 dicembre 2020, la Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio per il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamel e Usham Helmi e il maggiore Magdi Sharif, tutti membri della National Security.

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