Era già scritto nel 2008: Case Pente, in Abruzzo, rappresenta «un complesso archeologico tra i più importanti e inediti dell’area peligna, che cela i resti di un insediamento vasto e articolato, con tracce della viabilità, dell’abitato, della necropoli». Lo affermò la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di L’Aquila, per respingere un progetto di cava della Lafarge che insisteva sull’area. Qui, a due passi dal centro di Sulmona (AQ), lungo la Ss 487 di Caramanico Terme, che s’arrampica verso il Passo San Leonardo e da lì scende al cospetto della Majella, la montagna madre, da tempo insiste il progetto Snam di una nuova centrale di compressione del gas. In pratica, si tratta dell’infrastruttura che serve per fornire al metano la necessaria spinta per percorrere la rete nazionale.

LA CENTRALE, CONTRO CUI SI BATTONO da anni a Sulmona i Comitati cittadini per l’ambiente, con il supporto del Coordinamento No Hub del Gas e – a livello nazionale – della campagna “Per il clima, fuori dal fossile”, è parte della nuova Linea adriatica di Snam, il monopolista delle reti in Italia, una società quotata in Borsa il cui primo azionista è Cdp Reti (a sua volta controllata da Cassa depositi e prestiti e dalla State Grid Corporation of China): un progetto da 2,5 miliardi di euro per portare il gas a Minerbio (Bo), in mezzo alla Pianura Padana, che secondo i Comitati è inutile: «Il consumo di gas nel 2023 è arrivato ai minimi storici, appena 61 miliardi e 500 milioni di metri cubi. Le infrastrutture metanifere esistenti – affermano – sono eccessive rispetto al fabbisogno dell’Italia. Più che costruirne di nuove bisognerebbe cominciare ad avviare un programma di dismissione di tali impianti».

GIÀ ALL’INIZIO DEL 2023 LE LORO ANALISI erano state raccolte in un corposo dossier, «L’Italia verso una inutile sovracapacità fossile: a quali costi?». Negli anni successivi, poi, i consumi hanno continuato a scendere.

A fine maggio 2024, così, l’azione di occupazione temporanea del cantiere di Case Pente da parte di 11 attivisti è stato «un atto necessario di obbedienza civile», un’azione che si è resa necessaria in seguito all’inerzia delle autorità preposte le quali fino ad oggi non hanno adottato nessun provvedimento. I cittadini hanno deciso di «sostituirsi» alle istituzioni, recintando il cantiere con un nastro rosso e bianco ed apponendo all’ingresso un grande cartello con la scritta: «Cantiere abusivo sequestrato dai cittadini». Ritengono che Case Pente sia un grande sito archeologico da valorizzare ai fini culturali e turistici e da consegnare alle generazioni future: con la costruzione della centrale, l’area verrebbe stravolta.

A UN MESE E MEZZO DALL’ACCADUTO, né Snam né la Polizia hanno presentato denuncia contro gli attivisti. «Evidentemente la multinazionale del gas non ha alcun interesse ad alzare il livello dello scontro» spiegano i Comitati, aggiungendo però che «nella sua arroganza continua ad ignorare l’invito ad un incontro pubblico con i cittadini».

La volontà di realizzare a tutti i costi l’intervento è possibile capirla sfogliando il portale Italia Domani, quello dedicato al Pnrr. Nell’elenco dei milestone conseguiti dal governo italiano nel secondo semestre del 2024 figura anche la Linea Adriatica: «Il soggetto attuatore Snam Rete Gas S.p.A ha notificato l’aggiudicazione di tutti i contratti per le opere necessarie a ultimare la centrale di compressione di Sulmona e il gasdotto Sestino-Minerbio (linea Adriatica)».

«ANCHE SE NEL TUBO NON DOVESSE passare nemmeno un metro cubo di gas la Snam il suo profitto lo avrà fatto, perché a pagare l’opera saranno i cittadini italiani attraverso la loro bolletta energetica. Anche i finanziamenti che dovrebbe dare l’Europa attraverso il Pnrr sono soldi pubblici buttati al macero i quali, invece, potrebbero essere utilizzati proficuamente per sviluppare le fonti energetiche pulite e rinnovabili e per mettere in sicurezza il territorio del nostro Paese» sostengono i Comitati. Poi, laddove si usa il verbo ultimare, sarebbe opportuno fare un salto a Case Pente, dove il cantiere non è ancora partito.

E PROPRIO OGGI il Consiglio di Stato deciderà in merito al ricorso presentato dal Comune di Sulmona sulla validità della valutazione di impatto ambientale (Via), che risale al 2011: in base ad una sentenza del 2020 dello stesso Consiglio di Stato, che ha ribaltato la giurisprudenza precedente, per tutti i progetti vale la scadenza di cinque anni della Via. Dopo va rifatta. Nel caso della centrale e dei tre tronchi della Linea Adriatica di 430 chilometri (Sulmona-Foligno, Foligno-Sestino e Sestino-Minerbio) la Via risale addirittura a oltre 13 anni fa. La Via è stata sempre considerata valida perché, quando nel 2008 fu introdotto il termine della scadenza dei cinque anni, furono fatti salvi i progetti presentati prima di quella data, e il progetto Snam era tra questi. «Nel caso in cui il Consiglio di Stato dovesse accogliere il ricorso del Comune di Sulmona si aprirebbe un nuovo scenario anche per gli altri due tratti della Linea Adriatica» commentano i Comitati, che a fine giugno, con una lettera alla direzione della Snam, a San Donato Milanese (MI), hanno invitato formalmente la multinazionale del gas ad un confronto pubblico sulla centrale di compressione e il metanodotto Linea Adriatica.

UNA DELLE DOMANDE CHE VORREBBERO porre è: «Perché insiste nel portare avanti un progetto del tutto obsoleto, concepito 20 anni fa e la cui valutazione di impatto ambientale è abbondantemente scaduta»? Oltre al ricorso al Consiglio di Stato sulla scadenza della Via, è pendente anche un secondo ricorso presentato sempre dal Comune di Sulmona al Tar Abruzzo ( in data 9 ottobre 2023).

CON QUESTO SECONDO RICORSO si chiede al tribunale amministrativo di dichiarare illegittimi gli atti adottati dal Comitato Via regionale sulla validazione delle prescrizioni riguardanti la centrale, in quanto adottati dopo la scadenza dell’autorizzazione a costruire del 7 marzo 2023. Tra l’altro, «il progetto di monitoraggio ambientale della centrale non è ancora stato portato al Comitato Via della Regione Abruzzo» sottolinea Mario Pizzola, uno dei portavoce dei Comitati. Significa che il cantiere non può partire.