La confusione nel Movimento 5 Stelle è testimoniata dalla convocazione di due assemblee congiunte dei parlamentari nel giro di due giorni. La prima, tenutasi ieri sera, serviva a fare il punto sul processo di riorganizzazione. La seconda ha all’ordine del giorno il Ponte sullo Stretto di Messina, dopo che il sottosegretario alle infrastrutture Giancarlo Cancelleri, e con lui buona parte degli eletti siciliani, ha cambiato idea sulla grande opera e aperto alla sua realizzazione. I due incontri, peraltro, servono anche ad assorbire i malumori e a evitare che ogni piccola componente si organizzi per fatti suoi in un arcipelago di riunioni che rischia innescare un processo di frammentazione esponenziale.

Così, dopo le grane legali e la contesa con Rousseau, Giuseppe Conte sta sperimentando in prima persona le difficoltà di gestire il Movimento 5 Stelle e le istanze diverse quando non contraddittorie che emergono dalla base dei parlamentari. Nessuno, sia chiaro, si sogna di mettere in discussione la legittimità del leader predestinato, invocato praticamente all’unanimità come l’unico in grado di tenere unita la baracca e garantire uno slancio elettorale. Ma questo non significa che le differenze interne si annullino e che Conte possa disegnare su un foglio bianco il M5S del futuro, come pensava fino a qualche settimana fa. Lo si è visto negli ultimi giorni, quando l’ex presidente ha deciso di scendere in campo in prima persona per costruire l’alleanza con il Pd almeno a Torino e ha incassato un secco rifiuto. Poche ore dopo non ha potuto fare altro che prendere atto della candidatura in solitaria di Virginia Raggi. Non è una sorpresa ma è la conferma del fatto che i 5 Stelle dove pensano di poter essere competitivi non vogliono correre sotto le bandiere del centrosinistra auspicato da Letta e Conte. Per lo meno al primo turno.

Anche a Napoli, dove in attesa della decisione di Roberto Fico l’accordo pareva dato per concluso, due consiglieri comunali e la gran parte dei consiglieri municipali del M5S hanno sottoscritto un documento contro l’alleanza: «Riteniamo che per la città di Napoli non ci siano le condizioni per procedere in tal senso, mentre siamo aperti ad un confronto su temi e programmi con liste civiche reali e non costituite ai soli fini elettorali», dicono. I firmatari starebbero addirittura ragionando di utilizzare Rousseau.

Con la piattaforma è ancora braccio di ferro. Ieri l’associazione di Davide Casaleggio è tornata a smentire le voci di una transazione economica, ribadendo il rifiuto di consegnare i dati degli iscritti. «Rousseau per legge non può assolutamente comunicare gli elenchi di iscritti a persone diverse dal legittimo rappresentante legale o addirittura, come richiesto, a persone neanche iscritte al Movimento 5 Stelle. Qualora lo facesse significherebbe operare in contrasto con quanto richiesto dalla normativa con la conseguenza di incorrere in gravissime sanzioni», si legge sul Blog delle stelle.

Di fronte a questo blocco, qualcuno propone di creare un partito ex novo. «Pd e M5S – dice ad esempio sui social il senatore grillino Primo Di Nicola – si stanno rivelando inadeguati agli obiettivi che essi stessi dichiarano, a cominciare dalla famosa alleanza per le prossime politiche». Di Nicola propone è giunto di «sciogliersi nel magma dell’area alla quale apparteniamo. Per costruire quella Cosa Nuova, più grande, che i nostri elettori aspettano da quasi trenta anni, dalla fine della Prima Repubblica»