Complessivamente c’è un lieve calo. Ma è il dato interregionale che fa impressione. Il consueto rapporto «Amministratori sotto tiro» di Avviso Pubblico, il network di comitati ed enti contro le mafie, registra 315 atti intimidatori, minacce e violenze (-3,5% rispetto al 2022) contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica amministrazione. Un’intimidazione ogni 28 ore. Dopo il picco del 2018 (574 azioni), si giunge 5 anni dopo a un dato dimezzato (- 45%), il più basso dal 2011. Ma l’aspetto più increscioso è l’exploit della Calabria. Non solo per la prima volta primeggia nella triste classifica ma stacca di gran lunga le altre regioni: 51 casi, in particolare in provincia di Cosenza, dove sono stati registrati ben 30 atti in 15 differenti aree. La Calabria (+21% rispetto al 2022) è l’unica, delle 4 regioni in cui sono nate le cosiddette mafie storiche, che fa palesare un aumento dei casi censiti. Seguono infatti Campania (39 casi, -20%), Sicilia (35 casi, -30%) e Puglia (32 casi, – 33%). Assieme raccolgono il 50% degli atti monitorati nel 2023 in Italia.

La Toscana (20 casi) si prende il titolo di regione più colpita dell’area centro-nord, stesso dato registrato in Sardegna. Ma se da un lato i numeri sono allarmanti, dall’altro rivelano almeno un risvolto positivo: laddove si concentrano attentati e minacce, si è spesso in presenza di una resistenza al fenomeno mafioso da parte di amministratori che non cedono alle pressioni dei clan. Ora a preoccupare è l’avvicinarsi delle prossime elezioni, quando il fenomeno potrebbe inasprirsi per i tentativi delle organizzazioni criminali di condizionarne l’esito. A giugno è atteso al voto il 50% dei comuni italiani.

«I dati confermano quantitativamente un fenomeno inaccettabile, che in alcuni luoghi d’Italia ha una pervasività tale da diventare quasi “ordinaria” modalità di relazione con le istituzioni. Atti concreti come violenza fisica, incendi e attentati dinamitardi (non solo minacce, offese, fake news e ingiurie sul web) si concentrano soprattutto al centro-sud», afferma il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, durante la presentazione svoltasi presso la sede di Fnsi a Roma. «Una condizione che si cronicizza, in particolare laddove la presenza criminale è più forte e dove si registrano scioglimenti dei comuni, a dimostrazione di un nesso pericoloso che deve essere oggetto di attenzione da parte del legislatore. In vista di una possibile revisione della legge».