Se si guarda alle istituzioni italiane e a molti dei media nazionali più importanti, televisioni, quotidiani e radio, Khaled el-Qaisi sembra non esistere. O meglio, la sua storia non viene troppo considerata.

Lo studente italo-palestinese che ormai da poco meno di un mese è in stato di arresto in Israele, senza che sia stata formulata alcuna accusa nei sui confronti e senza che il suo, come di tutti, diritto a essere difeso gli sia stato garantito, non sembra scatenare nessun tipo di solidarietà o mobilitazione da parte dello stato di cui è cittadino per nascita.

Una mancanza di vicinanza attiva che invece non si percepisce nel territorio nel quale Khaled e la sua famiglia vivono. A Centocelle, a Tor Pignattara e al Pigneto, quartieri della zona est di Roma, la mobilitazione delle persone, dal basso, è vera, sentita e attiva.

OGGI ALLE 11 in viale Mazzini alla mobilitazione nazionale per la scarcerazione di Khaled, indetta dal comitato a guida della famiglia dello studente italo-palestinese «Free Khaled», saranno presenti diverse realtà territoriali. Tra queste il Comitato dei genitori dell’istituto comprensivo Simonetta Salacone, che comprende diversi istituti scolastici nel municipio V di Roma.

La solidarietà del quartiere è tangibile e visibile: sui muri dove, in diverse vie, sono attaccati manifesti che chiedono la liberazione immediata dello studente italo-palestinese; tra le persone, che danno volantini per informare la cittadinanza della situazione di Khaled e della mobilitazione di oggi.

Una solidarietà che si espande in tutto il territorio: al Parco delle Energie, ad esempio, dove il 20 settembre, il giorno prima dell’ultima udienza che ha prolungato di undici giorni il fermo di Khaled, c’è stato un secondo momento di condivisione, dopo l’assemblea alla Sapienza del 15 settembre. All’Ex Snia sopra al cancello d’entrata si legge «Khaled el-Qaisi Libero». Mobilitazione solidale che ha rispettato il volere della famiglia di non politicizzare la questione, già complicata.

«C’è una solidarietà di quartiere e vari modi di attivarsi. Ci sono relazioni vive e vere», dice Marco Corirossi, attivista e membro del Forum Parco delle Energie. Un impegno che continuerà fino alla liberazione di Khaled, dice Marco. E conclude: «Manca però una presa di posizione a livelli alti. Il municipio ha preso una posizione, ma è l’unico organo istituzionale che lo ha fatto».

Il V municipio, infatti, nel giorno del primo prolungamento del fermo per Khaled, il 14 settembre scorso, ha votato all’unanimità una mozione che chiede al sindaco di Roma e alle istituzioni nazionali di prendere provvedimenti per l’immediata scarcerazione e il ritorno a casa di Khaled.

Una solidarietà e una mobilitazione che non si fermano solo al quartiere e alla città in cui Khaled vive, ma che si ritrova in molte realtà studentesche e autorganizzate del paese.

NEL COMUNICATO stampa del Comitato dei genitori viene espressa «la più profonda vicinanza e solidarietà alla famiglia di Khaled» e viene anche posta una domanda: «Davvero un cittadino di questo nostro paese può essere fermato, trattenuto, deportato e recluso contro ogni rispetto dei diritti umani senza che lo stato intervenga in maniera decisa e immediata?». Per ora, si può dire, che chi tace acconsente.