Più tecnica Lamorgese, più politico Di Maio ma nella sostanza i due ministri avrebbero concesso poco e niente a Matteo Salvini. A Catania per l’udienza preliminare che deve decidere l’eventuale rinvio a giudizio del leader leghista per il caso Gregoretti, sia la ministra dell’Interno che quello degli Esteri hanno risposto alle domande poste loro dai magistrati, dall’avvocato Giulia Bongiorno che assiste Salvini e dai legali di parte civile ribadendo un concetto già espresso il 28 gennaio scorso dall’ex premier Giuseppe Conte quando, ascoltato anche lui dal gup Nunzio Sarpietro, affermò che indicare o meno un porto sicuro a una nave carica di migranti è un atto amministrativo di competenza del ministero dell’Interno.

La prima ad essere ascoltata è stata Lamorgese. «Ogni evento ha la sua storia ed è legato al tipo di nave e all’organizzazione a terra», ha spiegato la ministra nel corso di due ore e mezzo di deposizione durante le quali non ha voluto fare nessun collegamento tra il suo operato e quello di Salvini quando era lui ai vertici del ministero: «Rispondo solo per me, non sono a conoscenza di nessun fatto accaduto prima del 5 settembre» 2019, data di inizio del suo mandato.

L’attenzione di magistrati e legali si è soffermata soprattutto su tre casi riguardanti le navi Ocean Viking, Alan Kurdi e Aita Mari durante i quali l’indicazione del Pos (Place of safety) non fu certo celere. Ritardi giustificati, per la ministra, che ha ricordato come appena due settimane dopo il suo insediamento venne siglato l’accordo di Malta con Germania e Francia per il ricollocamento dei migranti in Europa. Il ritardo registrato per la Ocean Viking sarebbe dovuto al fatto che l’accordo non era ancora entrato a regime, mentre per l’Alan Kurdi il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer aveva offerto un porto in Germania che non è stato possibile accettare per motivi logistici. Infine, per quanto riguarda la Aita Mari, si era in pieno lockdown e si stava preparando la prima nave dove far svolgere la quarantena ai migranti salvati nel Mediterraneo.

Fatta eccezione per questi tre casi, ha proseguito la ministra, i tempi in seguito sono stati notevolmente più veloci grazie proprio all’accordo di Malta. Il risultato è che negli oltre 50 eventi registrati nell’ultimo anno e mezzo, ha proseguito Lamorgese, dal momento in cui è stato richiesto un Pos per un salvataggio avvenuto in zona Sar (ricerca e salvataggio) italiana e l’arrivo nel porto di destinazione sono passati in media due giorni e mezzo. Ma soprattutto non c’è più il meccanismo prevalente nel primo governo Conte per cui i migranti non venivano fatti sbarcare senza la certezza di un loro ricollocamento in Europa. La novità, ha concluso Lamorgese, è che dal mese di novembre del 2019 la data della concessione di un Pos coincide con la richiesta alla Commissione Ue di ricollocare i migranti tra gli Stati membri.

Più politica, come si è detto, la deposizione di Luigi Di Maio, vicepremier ai tempi del Conte 1, che ha confermato come l’esecutivo prevedeva di arrivare a una modifica del regolamento di Dublino e ad un maggior coinvolgimento dell’Europa nei ricollocamenti, sottolineando però come la decisione amministrativa di far sbarcare i migranti spettava a Salvini, pur ammettendo di aver partecipato a riunioni informali sui migranti con l’allora premier Conte e il ministro leghista prima del consiglio dei ministri.

La prossima udienza è fissata per il 5 marzo quando ad essere ascoltato sarà l’ambasciatore Maurizio Massari. Possibile, però che sarà presente anche l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, la cui deposizione è sta richiesta da n legale di parte civile dopo che la difesa di Salvini ha citato il passaggio del suo libro in cui afferma che il capo della Lega andava «fermato». Sarà il gup a decidere l’eventuale convocazione. Intanto, come già successo con l’audizione di Conte, anche l’udienza di ieri è stata accolta con soddisfazione da tutte le parti. A partire proprio da Salvini: «Sono contento di aver sentito i due testimoni sul fatto che c’era una continuità nell’azione di governo e una soddisfazione per aver svegliato l’Europa», ha detto l’ex ministro.