Ma dove vanno i marinai, mascalzoni e imprudenti? Eccoli qui: sono gli equipaggi della Yellow Fleet, la Flotta Gialla del 1967. Non erano né prigionieri né ostaggi ma vissero intrappolati per alcuni anni in una situazione picaresca e paradossale che in mezzo alle tragedie del Medio Oriente diede vita a una sorta di romantica repubblica marinara nel Canale di Suez che organizzò persino i suoi giochi olimpici ed emise dei francobolli, perfettamente validi, riconosciuti dalle poste egiziane e ancora collezionati in tutto il mondo. Credo che sia stata l’unica entità mediorientale che non si sia mai sentita minacciata o in guerra con nessuno.

UFFICIALMENTE QUESTA micro-nazione di marinai, fondata sulla Melampus, naviglio battente bandiera britannica, si chiamava l’«Associazione del Grande Lago Amaro», quella parte del Canale dove per la guerra tra arabi e israeliani si trovarono bloccati senza poter navigare né avanti né indietro. Fu calcolato che in questi otto anni la Yellow Fleet consumò allegramente un milione di lattine di birra. Forse tra mille anni un archeologo che scaverà da queste parti, tra il mare e il deserto, si troverà di fronte a un rompicapo della Storia: gli egiziani costruivano canali con le lattine?

Tra il 1967 e il 1975 quindici navi provenienti da otto paesi furono intrappolate a Suez. Diventarono note come la “Flotta Gialla” per l’aspetto conferito agli scafi dalla sabbia del deserto che trasportata dai venti si depositava ovunque. Durante la guerra del ‘67 l’Egitto aveva fermato il canale per impedirne l’uso da parte di Israele che occupava il Sinai e la costa orientale di Suez. Navi affondate e mine continuarono a bloccare il trasporto fino alla guerra dello Yom Kippur del 1973 quando, dopo un paio d’anni e la smilitarizzazione del Sinai, il blocco venne revocato.

IL 5 GIUGNO 1967 le quindici navi stavano navigando verso nord attraverso il Canale: poco dopo l’alba l’aviazione israeliana attaccò a sorpresa quella egiziana annientandola a terra. Cominciava la Guerra dei Sei Giorni con cui Israele conquistò il Sinai e Gaza all’Egitto, la Cisgiordania e Gerusalemme Est alla Giordania e le alture del Golan alla Siria. Le estremità del canale furono chiuse dagli egiziani con l’affondamento delle navi.

La Flotta Gialla venne così costretta all’ancora nella parte più ampia di Suez, il Grande Lago Amaro.  Con Tel Aviv in possesso della sponda orientale, il presidente egiziano Nasser come alternativa alla chiusura del Canale aveva soltanto quella di consentire agli israeliani di usarlo. Ma non poteva cedere. Nel luglio 1956 Nasser aveva nazionalizzato il Canale in cui banche e società britanniche avevano ancora una quota del 44 per cento. Israele allora occupò il Sinai mentre Francia e Gran Bretagna bombardarono l’Egitto.

NASSER RISPOSE affondando 40 navi. La crisi si concluse con l’intervento diplomatico degli Usa, preoccupati che l’Urss andasse in aiuto del Cairo, e lo schieramento della prima storica missione di pace dei caschi blu dell’Onu: il canale fu riaperto in pochi mesi. Nel ’67 le cose andarono assai diversamente.

I marinai, annusata la mala parata, si organizzarono. Nell’ottobre del 1967 tutti gli equipaggi si riunirono sulla Melampus per fondare la “Great Bitter Lake Association”, l’Associazione del Grande Lago Amaro, per darsi sostegno reciproco. C’erano navi tedesche inglesi, polacche, francesi, svedesi. Si incontravano regolarmente a bordo, organizzavano eventi sociali, avevano un attivo club nautico e in contemporanea con le Olimpiadi del 1968 a Città del Messico diedero vita ai “Giochi olimpici del Lago Amaro”.

LE DISCIPLINE erano quattordici, tra cui vela, tuffi, atletica, tiro con l’arco, salto (i materassi venivano dalle cabine), tiro e pallanuoto – la nave svedese Killara aveva una piscina – ma anche di pesca e sollevamento pesi. Come raccontano i diari di bordo, l’atmosfera era eccellente, molto olimpica, la Polonia arrivò prima nel medagliere, seguita da Germania e Regno Unito.

Ma il vero passatempo erano i party che quotidianamente animavano la vita sui ponti con bevute di birra colossali e cori a squarciagola, una nobile competizione in cui gli ultimi che restavano in piedi si occupavano di caricare gli altri sulle scialuppe che a volte si perdevano galleggiando senza meta nelle tempeste del deserto che soffiavano sul Canale. Di tornare a bordo tanto non c’era mai fretta.

LA REPUBBLICA marinara visse così anni ruggenti e ad alta gradazione alcolica. Ma col tempo vennero ridotti gli equipaggi a bordo lasciando soltanto le squadre per il mantenimento, che ruotavano ogni tre mesi.  All’inizio del 1975 Suez fu riaperto e il 24 maggio le navi Münsterland e Nordwind, le uniche ancora in grado di navigare da sole, raggiunsero il porto di Amburgo acclamate da oltre 30mila spettatori.  Per il Münsterland era la fine di un viaggio con destinazione Australia durato otto anni, tre mesi e cinque giorni. L’Associazione del Grande Lago Amaro era già stata sciolta. Ma adesso a Suez, di nuovo bloccato, dove vanno i marinai?