Se la ricorderà di certo con piacere la sua visita a Roma. Perché per Javier Milei il triplice incontro con papa Francesco, con Mattarella e con Meloni si è risolto indubbiamente in un successo, almeno a livello mediatico. Se quello con il presidente italiano è stato più che altro un incontro di cortesia utile a rinsaldare i rapporti fra Italia e Argentina, nel faccia a faccia con la presidente del Consiglio, durato circa un’ora, si è parlato – ha riferito Meloni su X – dello «sviluppo di nuovi partenariati in settori chiave per le nostre economie come l’energia, le infrastrutture e l’agroalimentare», nel quadro del «profondo legame storico e culturale» tra i due paesi.

Un legame, quello con l’Italia, a cui si è riferito anche Milei – nell’intervista esclusiva a Quarta Repubblica -, ricordando di essere italiano «per il 75%», di amare la nostra opera lirica e di aver viaggiato in Europa con l’Alitalia per poter fare scalo a Roma.
Il punto migliore, tuttavia, il presidente lo ha messo a segno nel suo duplice incontro con il papa, il quale, da «imbecille» e «rappresentante del maligno» è ora diventato «la persona più importante di tutta l’Argentina»: l’incontro breve ma cordialissimo e persino scherzoso di domenica a San Pietro per la canonizzazione di “Mama Antula” e quello lungo e altrettanto cordiale di ieri mattina, durato più di un’ora (con Cristina Kirchner nel 2013 il papa si era intrattenuto quasi un’ora, con Mauricio Macri nel 2016 22 minuti e con Alberto Fernández nel 2020 44 minuti). Al centro del colloquio, ha riferito la Santa Sede, il «programma del nuovo governo per contrastare la crisi economica», più «alcuni temi di carattere internazionale, in particolare i conflitti in atto e l’«impegno per la pace tra le nazioni».

Se Francesco gli abbia o meno mosso delle critiche relativamente alla catastrofe sociale in atto nel paese, ulteriormente aggravata dai tagli decisi dal suo governo – persino sul terreno degli aiuti alimentari – non è dato saperlo: il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, Víctor Fernández, anche lui argentino, si è limitato ad affermare che «su questo punto il papa è sempre preoccupato, ed evidentemente è un tema che ha nel cuore, che la gente non soffra».
Ma è certo che, qualunque cosa gli abbia detto, quello che Milei si porterà a casa è quell’abbraccio con il papa che ha fatto il giro del mondo e che per i tanti che in Argentina protestano contro di lui deve essere risultato totalmente indigesto.

«Deluso» si è detto anche il teologo della liberazione argentino Oscar Campana, che, tuttavia, ritiene «che la posizione dell’episcopato abbia pesato molto». Da una parte, ci ha spiegato, il timore espresso dai vescovi che la crisi sociale possa produrre «forti scontri» nel paese avrebbe indotto il papa a «collaborare a una politica di distensione». Dall’altra, Francesco avrebbe evitato di contrapporsi a Milei in vista della sua visita in Argentina che l’episcopato vorrebbe avesse luogo quest’anno, prima che l’età e la salute la rendano impossibile.