Sorge non lontano dal Fifa Fan Fest, a pochi passi da dove Dostoyevsky aveva situato la casa del suo Raskolnikov, ed è nascosto da una selva di locali hipster di recente apertura. È la diversity house, lo spazio organizzato dal network Fare (football against racism in Europe) per accogliere e proteggere le minoranze etniche e sessuali (di genere?) in visita alla città per le partite dei mondiali. La sua apertura è stata annunciata a febbraio e tutto è andato liscio fino a dodici ore dall’inaugurazione quando, senza preavviso e senza fornire alcuna spiegazione, il proprietario del centro commerciale che doveva ospitarli ha stracciato il contratto, staccato la corrente e cacciato gli attivisti: «Un atto politico mirato a distruggere il nostro lavoro» secondo Alfred Miniakhmetov, il coordinatore del progetto.

«Ma è la prassi da queste parti», e allora Miniakhmetov e compagni si sono riorganizzati, riuscendo a scovare in tempo record questo stanzone e ad arredarlo con un tappeto di erba sintetica e con dei cartelloni che celebrano il ruolo delle minoranze nella storia del calcio (sorprendentemente c’è anche il Fenomeno Ronaldo, massimo ambasciatore della Fifa, qui per le sue origini giapponesi).
Le attività svolte dal centro sono molteplici: c’è una linea WhatsApp attiva 24 su 24 su cui i tifosi possono segnalare abusi e discriminazioni subite; una mappa che segnala tutti i bar e locali solidali con gli avventori LGBT; una guida per i tifosi LGBT, che tra le altre cose consiglia di non prendere i taxi normali ma di avvalersi di Uber (perché autisti e vetture sono tracciabili). Ma l’attività di maggior successo è sicuramente la scuola democratica di balletto, diretta da Alina Svereva, una diplomata dell’Accademia del balletto di San Pietroburgo, tra le tante fucine del Bolshoi di Mosca.

Con la sua scuola, Zvereva sfida valori e precetti delle scuole russe classiche, che sbarrano la strada ai corpi non conformi e insegnano la danza imponendo una disciplina militaresca. C’è anche un piccolo proiettore che trasmette le partite: «Le nostre idee a riguardo non contano, noi siamo a disposizione dei tifosi», spiega Olga Polyakova, del gruppo di attivisti Trova. Cionostante, è intorno alla house che si radunano tutte le realtà ostili al Mondiale.

La stessa Olga è stata arrestata nel 2017, e tenuta dentro per una settimana, per aver preso parte ad una protesta pacifica contro la Confederations Cup, il torneo preparatorio alla coppa di quest’anno. Collaborano con la house il seguitissimo gruppo Bloody Fifa (Fb: Bloody Fifa), che si batte contro il massacro dei cani randagi in alcune delle città sede del mondiale, e soprattutto il gruppo Rupression (rupression.com), nato per denunciare i fatti noti in Russia come «caso Penza»: nove attivisti uniti dalla passione per il softair sono stati arrestati dall’FSB nel giugno scorso tra San Pietroburgo e appunto Penza, una città a 700 km di Mosca, con l’accusa di far parte di una «rete anarchica» che mirava alla «destabilizzazione della Coppa del Mondo attraverso una serie di attentati terroristici». Gli arrestati hanno in prima battuta confessato, salvo poi ritrattare e denunciare di essere stati sottoposti a torture da parte degli agenti dell’FSB.

Una commissione indipendente ha effettivamente riscontrato bruciature dovute a scariche elettriche, ma fino ad oggi le autorità russe si sono rifiutate di investigare. Secondo il giornale indipendente Meduza, le prove a carico degli imputati sono deboli e il caso ricorda quello che nel 2014 portò all’arresto del regista ucraino Oleg Sentsov, oggi in sciopero della fame in una prigione siberiana. Il processo ai nove imputati del caso Penza è previsto per il prossimo autunno.