Anche il sud-ovest della Nigeria finisce nell’ascalation di violenze che flagella normalmente altre regioni del Paese. Ricostruendo ieri l’attacco di domenica a Owo, nello stato di Ondo, contro la chiesa di St. Francis gremita di fedeli per la messa di Pentecoste, la portavoce della polizia, Ibukun Odunlami ha parlato di «5 uomini armati, muniti anche di esplosivi e granate, che hanno ucciso almeno 80 fedeli, compresi numerosi bambini. Il commando – ha concluso Odunlami – è poi riuscito a fuggire su un’auto rubata e l’attacco non è stato rivendicato» .

IL GOVERNATORE DELLO STATO di Ondo, Oluwarotimi Akeredolu, ha invitato le forze di sicurezza a trovare gli autori di questo «assalto spregevole», probabile frutto delle tensioni tra la comunità musulmana di pastori nomadi Fulani e quella di contadini cristiani di etnia Yoruba.

Il presidente Muhammadu Buhari ha condannato «l’efferata uccisione di fedeli innocenti» e invitato la popolazione a non rispondere a questo «vile attacco» per evitare la spirale di violenza. «Gli assalitori – ha assicurato ieri all’agenzia Ap – saranno braccati e pagheranno per i loro crimini. Qualsiasi nostro cittadino, musulmano o cristiano, deve sapere che il governo garantirà la sicurezza di tutti».

MA DIETRO LE DICHIARAZIONI di facciata sono durissime le critiche della popolazione alla gestione della sicurezza nel paese da parte Buhari, rieletto nel 2019 per un secondo mandato proprio con l’obiettivo di «combattere i diversi gruppi armati nel paese». I continui attacchi di matrice jihadista condotti prima da Boko Haram – quasi scomparso con la morte del suo leader Abubakar Shekau nel maggio 2021 – e ora dallo Stato Islamico dell’Africa Occidentale (Iswap) nel nord-est e le violenze dei diversi gruppi di “banditi” nel nord e nel centro del paese hanno portato l’indice di gradimento nei suoi confronti ai minimi storici.

Anche diversi esponenti politici del partito di Buhari, l’All Progressive Congress (Apc), durante le primarie di queste settimane hanno preso le distanze dalla sua «gestione deficitaria». A tutto vantaggio del principale sfidante alle presidenziali del febbraio 2023, Atiku Abubakar, leader del Partito democratico del popolo (Pdp), alla sua sesta candidatura. Tra i principali punti del suo programma c’è un «maggior numero di risorse economiche» proprio per contrastare le lotte interconfessionali, rese più violente dalla siccità, e scontri che in passato hanno causato oltre 10mila morti.

FULANI E MUSULMANO come il presidente Buhari, Abubakar ha promesso che la sua priorità sarà «combattere i gruppi jihadisti presenti in Nigeria e favorire il dialogo tra cristiani e musulmani». In riferimento anche alle polemiche e alle tensioni che si sono verificate dopo la morte, a metà maggio, di una giovane ragazza cristiana, Deborah Yakubu Samuel, brutalmente lapidata per blasfemia da un centinaio di studenti di un campus universitario nello stato di Sokoto. La sua colpa, aver definito il profeta «un teppista».

La Nigeria, gigante di 215 milioni di persone divise quasi equamente tra un nord a maggioranza musulmana e un sud a maggioranza cristiana, ha visto negli ultimi anni una progressiva espansione dell’Islam wahhabita, di provenienza saudita e con una forte visione reazionaria della religione musulmana. Un’islamizzazione che ha portato all’introduzione della legge coranica (Sharia) – che prevede il reato di blasfemia punibile con la morte – in 12 stati della Nigeria settentrionale e dove i tribunali islamici, a fianco del sistema giudiziario statale, hanno già emesso numerose condanne a morte per adulterio, blasfemia o omosessualità.