È quasi scontro aperto tra il pentastellato Danilo Toninelli e Strada dei Parchi Spa, la concessionaria delle autostrade A24/25. All’allarme lanciato dal ministro delle Infrastrutture che martedì aveva riferito di aver visto con i propri occhi alcuni piloni che sorreggono i 176 viadotti dell’autostrada «in condizioni così degradate da risultare allarmanti», ha risposto ieri il Gruppo Toto che dal 2009 gestisce le due autostrade classificate come «montane» che collegano Roma con la costa adriatica abruzzese. Con una diffida.

Nella lunga missiva inviata al Mit per sbloccare subito i 192 milioni di euro destinati, tramite il decreto Genova, alla messa in sicurezza antisismica dei viadotti dell’A24/25, la società del costruttore abruzzese diffida il governo a «voler adottare senza ulteriore indugio e comunque entro e non oltre 5 giorni ogni atto autorizzativo teso a consentire l’avvio di lavori urgenti o comunque ritenuti necessari, con ogni conseguente assunzione di responsabilità in caso di ulteriori ritardi e/o espresso diniego».

Toni duri dovuti ad un allarme «ingiustificato», secondo Strada dei Parchi, e che ha gettato nel panico amministratori e cittadini laziali e abruzzesi, spaesati davanti all’inattività del Mit. Il Gruppo Toto intima così di sbloccare quei fondi «senza inutilmente procrastinare i tempi – si legge ancora nella diffida – con note di chiaro contenuto dilatorio rispetto alle quali non si può più replicare tacendo sull’inerzia che dalle stesse trapela».

«Se il Ministro ha elementi per mettere in dubbio i nostri report che garantiscono la sicurezza dell’autostrada – ha ribattuto poi il vicepresidente della concessionaria, Mauro Fabris, a margine di un convegno – ha tutto il diritto e il potere per ordinare a Strada Parchi provvedimenti o la chiusura: noi eseguiremo». In ogni caso, aggiunge, «il ministro non faccia allarmismi, perché in caso contrario la gente si preoccupa e a quel punto diminuisce il traffico. E se diminuisce il traffico si crea un danno, e per contratto se cala il traffico ci sono le condizioni per aumentare i pedaggi». Fabris avverte così Toninelli di non esagerare con gli annunci ad effetto, come quello twittato a inizio ottobre, mentre annunciava il blocco temporaneo dell’aumento dei pedaggi concesso ai sindaci in rivolta, di «cambiare i termini della concessione».

Il ministro Danilo Toninelli

Pronta la risposta del ministro che ieri ha promesso di scrivere immediatamente «una lettera a Strada dei Parchi in cui diremo che devono mettere in campo azioni importanti sulle verifiche di sicurezza, perché sono loro gli unici responsabili della sicurezza della gente che ci passa sopra». «Lo Stato – è il punto di vista di Toninelli – a causa della vecchia politica dei cosiddetti esperti, non ha il potere di chiudere alcuna infrastruttura autostradale». «Noi – rivendica il pentastellato – la nostra parte l’abbiamo fatta: nel decreto Genova ci sono 50 milioni già pronti nel 2018 e 42 nel 2019. Quindi chi sta protestando, magari qualche politico in Abruzzo – aggiunge riferendosi alla mobilitazione organizzata dal governatore vicario, il dem Giovanni Lolli, contro il prelievo dei 192 milioni dal Masterplan Abruzzo – in realtà ci dovrebbe ringraziare».

E invece, sostiene Toninelli, «lo Stato, a causa della vecchia politica dei cosiddetti esperti, non ha il potere di chiudere alcuna infrastruttura autostradale». «Io ho potuto visionare coi miei occhi i piloni che sostengono questa autostrada e sono dissestati – ha puntualizzato l’esponente pentastellato – perciò ho detto ai miei tecnici “andate a controllare”. Sapete qual è la risposta che ho ricevuto? “Non possiamo, possiamo controllare l’asfalto dell’autostrada, il guard rail, le aiuole ma non la sicurezza”».

D’altronde, anche Strada dei Parchi ha ammesso, nella diffida, che «ricorrono gli estremi dell’urgenza nella esecuzione degli interventi» necessari all’infrastruttura che dal 2012, dopo il terremoto de L’Aquila, è stata considerata strategica ai fini di protezione civile in caso di calamità naturale. Ma la concessionaria richiama il governo ad approvare il nuovo Piano economico finanziario da 3,1 miliardi di investimenti, necessario «per dare attuazione agli interventi stabiliti nella legge 228 del 24 dicembre 2012».

Un piano che, ricorda anche l’ex ministro Graziano Delrio, è già pronto, ed «è stato validato dal Consiglio superiore dei lavori Pubblici e concordato con l’Ue perché non rientrasse negli aiuti di Stato. Basterebbe – aggiunge rivolto a Toninelli – che parlasse con i suoi uffici. Dovrebbe sapere anche che il piano è finanziato per oltre un miliardo con il Fondo investimenti del 2018. Si concentri dunque ad applicare il piano e si attivi per usare le risorse del Fondo bloccate da mesi a Palazzo Chigi».