Sulla politica estera, per una volta, il Pd trova l’unità. Via libera ieri dall’assemblea dei parlamentari alla mozione sul Medio Oriente che sarà presentata dai dem il 29 gennaio e votata alla Camera entro metà febbraio. Filo palestinesi e filo-israeliani hanno trovato un punto di sintesi in un lungo testo che impegna il governo «a sostenere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza», a promuovere una «missione di interposizione Onu» e il riconoscimento dello stato palestinese da parte dell’Unione europea.

La formula «cessate il fuoco umanitario», spiegano dal Pd, non significa una tregua per ragioni umanitarie, ma «la fine delle ostilità» a tempo indeterminato. Come presupposto per una «conferenza internazionale di pace» che «ponga fine al conflitto attraverso la soluzione politica dei “due popoli, due stati”».

Tra le richieste al governo, c’è anche quella di premere sull’Ue per l’adozione di «un pacchetto di sanzioni contro i coloni colpevoli di crimini contro la popolazione palestinese in Cisgiordania», il via libera a inchieste «per accertare violazioni del diritto internazionale» e il ripristino dei fondi per le ong italiane nell’area e per l’UNRWA.

La discussione ieri non ha segnalato particolari contrasti. Sulla mozione è arrivato il sì sia di Lia Quartapelle (ex responsabile esteri) che di Laura Boldrini, le parlamentari che esprimono le posizioni più distanti. Via libera anche dall’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ha lodato il lavoro fatto da Peppe Provenzano, responsabile esteri e autore del testo. «Sono soddisfatto perchè il Pd è unito su una posizione molto chiara», spiega Provenzano.

«È una iniziativa che vuole costringere il governo italiano a un’azione diplomatica e politica che non tradisca la tradizione diplomatica del nostro paese», gli fa eco Elly Schlein. «Se Meloni è d’accordo con la soluzione a due stati allora votino la nostra mozione». I dem considerano «gravemente insufficiente» l’azione svolta finora dal governo. Ma sono critici anche verso il «colpevole ritardo nell’iniziativa diplomatica dell’Ue», decisamente più sbiadita anche rispetto a quanto fatto dal segretario di Stato Usa Blinken. Nel testo non ci sono riferimenti allo stop all’invio di armi a Israele, chiesto a gran voce da Schlein lo scorso fine settimana al convegno di Gubbio.

Una concessione ai moderati del partito? Possibile. E del resto ieri, pur nel clima di unità, Piero Fassino ha chiesto di ammorbidire il più possibile i toni verso Israele. «La richiesta di non vendere armi riguarda gli stati Ue più che l’Italia, dunque non era pertinente in un odg rivolto al nostro governo», spiegano fonti dem. Scompare dal testo anche la richiesta al governo di riconoscere lo Stato di Palestina, su cui il Parlamento si era già espresso a favore nel 2015 (ma i governi non hanno mai dato corso all’iniziativa).

Ora la partita si sposta alla Camera: anche gli altri partiti presenteranno mozioni sul Medio Oriente. M5s e sinistra cercheranno di superare i dem nel sostegno alla Palestina, ad esempio sullo stop alle armi. I dem, per ora, sono orientati a votare solo la loro mozione: «Per una volta saranno gli altri a doversi misurare su una nostra proposta», il ragionamento.

La posizione del Pd non si discosta in modo netto da quella del governo. Ieri il ministro degli Esteri Tajani è stato in visita in Medio Oriente, dove ha incontrato i vertici di Israele e il presidente dell’Anp Abu Mazen e ha fatto visita allo Yad Vashem. «Siamo favorevoli ad un’interruzione del conflitto a Gaza. Ma a patto che non sia una proposta contro Israele e che da Hamas non arrivino più razzi», ha detto Tajani, convinto che «non bisogna demordere sulla soluzione a due stati, anche se in questo momento Israele non è entusiasta di questa ipotesi». «Occorre individuare immediatamente un percorso politico per evitare che gli attuali scontri si allarghino nella regione», il messaggio recapitato al governo di Israele. «Con la presidenza del G7 l’Italia insisterà affinché si possa raggiungere la soluzione a due stati». Ad Abu Mazen ha ribadito che l’obiettivo è «un vero Stato palestinese».