Bastano poche parole a Ilaria Cucchi per trasmettere tutta la sua amarezza: «Roberto Mandolini colpevole, salvato dalla prescrizione». La sorella di Stefano Cucchi, il giovane goemetra romano morto nel 2009 dopo essere stato arrestato per possesso di droga, affida ai social la delusione per la decisione della Corte di cassazione di dichiarare prescritto il reato di falso per il maresciallo Mandolini, all’epoca dei fatti comandante della caserma Appia, e per il carabiniere Francesco Tedesco, che aveva assistito al pestaggio e grazie alla cui testimonianza si sono riaperte le indagini e si è giunti alla verità processuale. I due militari, condannati nel luglio scorso nel corso del processo di Appello bis a 3 anni e sei mesi (Mandolini) e 2 anni e 4 mesi (Tedesco), avevano presentato ricorso in Cassazione. E i giudici della Suprema Corte hanno annullato senza rinvio, riconoscendo il reato estinto per intervenuta prescrizione.  

Il procuratore generale in udienza aveva chiesto di dichiarare non ammissibili i ricorsi, in modo da mantenere la sentenza emessa a luglio, prima della prescrizione del reato. Se i giudici avessero accolto il ricorso, invece, ci sarebbe stato un nuovo processo d’Appello. La terza opzione, quella scelta dagli ermellini, ha di fatto “salvato” i due carabinieri accusati di  avere falsamente attestato, nel verbale di arresto di Cucchi, la rinuncia da parte del giovane romano alla nomina del difensore di fiducia.

I due militari sono stati processati nei tre gradi di corte d’Assise insieme ai carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, condannati in Cassazione ad Aprile 2022 per l’omicidio preterintenzionale del giovane pestato a sangue dopo l’arrestato effettuato ad ottobre 2009 a Roma. In quella stessa circostanza (Aprile 2022) la Cassazione aveva rinviato gli atti in Appello per le sole posizioni di Mandolini e Tedesco poi condannati in secondo grado con sentenza dello scorso luglio.