Una nera nel corpo di ballo non dovrebbe essere scritturata perché «non è estetica» e tantomeno «omogenea»: meglio se si “sbianca” la faccia, se vuole interpretare Il Lago dei Cigni.

Chloé Lopes Gomes, francese nata a Nizza, di origine capoverdiana, talentuosa prima ballerina dello Staatsballett di Berlino, ripete al cronista dello Spiegel l’incredibile commento della maestra di danza originaria della Germania Est.

Razzismo allo stato “artistico”, ovvero autentica discriminazione in punta di piedi, che sarebbe tranquillamente passata in sordina se lei non avesse deciso di denunciare pubblicamente cosa “balla” dietro le quinte della più prestigiosa istituzione culturale della capitale tedesca.

«Non voglio che le ragazzine nere che vogliono diventare ballerine classiche pensino che questa professione sia loro vietata» scandisce Lopes Gomes, ben prima di precisare che il suo contratto non sarebbe stato rinnovato.

Racconta di come la maestra di danza l’avesse messa nel mirino dopo che il direttore Johannes Öhman (che la volle fortemente allo Staatsballett due anni fa) ha lasciato la compagnia all’inizio dell’anno. «Da quel momento mi sono sentita completamente alla sua mercé, fino a quando ha fatto pressione per farmi indossare il trucco bianco» racconta Lopes Gomes. E pensare che proprio Öhman aveva dichiarato guerra a qualunque discriminazione etnica mettendo il veto sulla vergognosa pratica del whitefacing opposto ma equivalente alla pratica razzista del blackfacing, prima di lasciare le consegne alla nuova direttrice artistica pro-tempore, Christiane Theobald.

«Si trattava di una disposizione chiara che doveva essere eseguita e che condividevo. Personalmente, ho contribuito a concretizzarla – assicura Theobald sulle colonne del Tagesspiegel – Quando lo scorso ottobre ho saputo per la prima volta degli incidenti, alcuni dei quali risalgono a diversi anni fa, ho provveduto immediatamente ad avviare l’inchiesta interna».

Peccato che secondo il quotidiano la prima denuncia di Lopes Gomes alla dirigente dello Staatsballet risalga a marzo, subito dopo la “richiesta” di sbiancarsi il viso e le braccia per un servizio fotografico proprio sul Lago dei Cigni.

Mentre il mese di ottobre, casomai, coincide con l’inequivocabile “comunicazione di servizio” della nuova direttrice provvisoria: «Mi disse chiaramente che non ero adatta al corpo di ballo di Berlino perché non avevo le qualità artistiche richieste».

Difficile da digerire, alla luce del luminoso curriculum della ballerina francese formatasi all’’Ecole nationale supérieure de Danse di Marsiglia e alla Bolshoi Academy, prima degli ingaggi nel 2012 al Ballet de l’Opera di Nizza, nel 2013 al New English Ballet Theater e infine nel 2018 al Béjart Ballet allo Staatsballet berlinese.

Eppure la direttrice artistica giura di avere chiesto il parere dei cinque maestri di danza della compagnia e «nessuno di loro allora prese le difese di Lopes Gomes». Mentre la prima ballerina fa sapere che «anche se la maestra di danza alla fine si è scusata questo non mi basta. È solo la punta dell’iceberg: il vero problema è l’istituzione. Cioè la tradizione».