Spunta una nuova rottamazione fiscale. Nel decreto Crescita, che dovrebbe essere approvato dal governo nella riunione di domani, sono presenti molte novità, a partire dalla possibilità di rottamare entrate e tasse locali anche per gli enti che non si avvalevano della ex-Equitalia.
La nuova rottamazione – dopo le molte previste si dal governo Renzi – prevede che gli enti locali possano decidere di sanare i «provvedimenti ingiuntivi» sulle entrate e i tributi locali, scontando le sanzioni. Saranno i singoli enti (Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni) a decidere se aderire, entro 60 giorni, e a disciplinare le modalità di richiesta e rate.
La bozza parla di «definizione agevolata», scontando le sanzioni, sulle «entrate, anche tributarie» che non sono state riscosse «a seguito di provvedimenti di ingiunzione fiscale» notificati tra il 2000 e il 2017.
Non compare più, ma dovrebbe essere re-inserito, il capitolo sugli indennizzi per i risparmiatori che Lega e M5s chiedevano di firmare al recalcitrante ministro Tria che sostiene non rispetti la normativa europea.
Intanto anche gli immobili degli enti locali entrano nel piano dismissioni per raggiungere il target fissato con l’ultima manovra (950 milioni quest’anno, e 150 milioni l’anno nel 2020 e 2021). Lo spiega la relazione alla misura contenuta nell’ultima bozza del decreto crescita, in cui si ricorda che «oltre l’80% degli immobili delle amministrazioni pubbliche risulta di proprietà degli enti locali». Così si «ampliano e rafforzano» gli strumenti a disposizione del governo «per raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica», recita il testo.