Sei morti e 24 feriti: è questo il bilancio della sparatoria che ha avuto luogo ieri mattina all’Università di Perm, in Siberia, quando intorno alle ore 11 (alle 9 locali) uno studente dell’ateneo ha aperto il fuoco contro i presenti utilizzando un fucile da caccia, che secondo le prime ricostruzioni sarebbe stato detenuto legalmente.

Una volta aperto il fuoco, gli studenti e lo staff universitario si sono barricati nella sala conferenze e in alcune classi, mentre altri sono saltati fuori dalle finestre per fuggire. L’assalitore, che aveva con sé anche un coltello e diverse munizioni e che sarebbe stato identificato come il diciottenne Timur Bekmansurov, iscritto al primo anno di giurisprudenza, è stato poi ricoverato in ospedale in condizioni gravi dopo essere stato ferito durante un conflitto a fuoco con la prima squadra di soccorso giunta sul posto dopo l’allarme.

Secondo alcune ricostruzioni, lo studente avrebbe pubblicato nelle ore precedenti alcuni post sui social network in cui anticipava le sue intenzioni. Sul posto, oltre alle forze di sicurezza e ai soccorsi, sono arrivati nell’arco della giornata di ieri il procuratore del Territorio di Perm, Pavel Bukhtojarov, e i ministri della Salute e dell’Istruzione, Mikhail Murashko e Valerj Falkov.

«Si tratta di un disastro non solo per le famiglie delle vittime, ma per tutta la Russia: le autorità faranno tutto il necessario per portare avanti le indagini e identificare le ragioni di questo crimine terribile, fornendo tutto il sostegno possibile alle vittime», ha commentato il presidente Vladimir Putin. Un messaggio ripreso in parte anche dal primo ministro, Mikhail Mishustin, che ha garantito «tutta l’assistenza necessaria, anche medica e psicologica, alle vittime e alle loro famiglie».

Rimangono gravi, poi, le condizioni dei nove feriti trasferiti in ospedale dopo la sparatoria, il cui trasferimento da Perm, secondo quanto fatto sapere dal ministero della Salute, sarà organizzato una volta che si saranno stabilizzate le loro condizioni. Tragedie come quella di ieri, che ricordano per certi aspetti episodi più famosi avvenuti negli Stati Uniti (come i massacri della Columbine High School nel 1999 e della Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland), si sono ripetute con una frequenza crescente anche in Russia negli ultimi anni. In particolare, quella di ieri rappresenta la seconda strage in meno di un anno dopo che a maggio il diciannovenne Ilnaz Galyaviev ha aperto il fuoco in una palestra scolastica a Kazan, nella repubblica russa del Tatarstan, uccidendo nove persone e ferendone più di venti.

Proprio Putin, dopo la sparatoria a Kazan, ha sottolineato la necessità di regole più stringenti sul possesso di armi da parte dei civili: nonostante le regole piuttosto stringenti, infatti, in Russia è possibile acquistare alcune armi a scopo di caccia esibendo semplicemente documenti che attestino la sanità mentale.