La militarizzazione delle frontiere rappresenta un grande affare e quella del Mediterraneo non fa eccezione, come rivela uno studio pubblicato dal «Centre Delàs d’Estudis per la Pau» di Barcellona. L’istituto di ricerca rivela che, negli ultimi tre anni, 44 entità bancarie operanti in Spagna hanno investito 13,5 miliardi di euro per finanziare le imprese del comparto bellico alle quali i governi europei affidano la blindatura delle frontiere meridionali e orientali del Mare Nostrum.

In cima alla lista delle «banche armate» spagnole figurano i due maggiori gruppi del paese, il Bbva e il Banco Santander, che dal 2020 al 2022 hanno investito rispettivamente 4,7 e 4,5 miliardi. Seguono, a notevole distanza, le catalane CaixaBank e Banco Sabadell con finanziamenti per 171 e 90 milioni. Alle imprese i soldi arrivano sotto forma di crediti o prestiti, oppure attraverso l’acquisto di azioni e obbligazioni dagli istituti finanziari.

A chi sono andati questi ingenti fondi? Soprattutto al consorzio europeo Airbus, specializzato nella fabbricazione di aerei e missili, che si è accaparrato ben 5,3 miliardi di euro, seguita da Boeing con 3,5 miliardi. «Airbus è uno dei fornitori principali di velivoli che servono a pattugliare le frontiere terrestri e marittime dell’Europa» sottolinea il centro di ricerca. Aerei ed elicotteri realizzati dal consorzio in collaborazione con altre imprese – come l’italiana Leonardo – sono stati utilizzati per operazioni come la Poseidón in Grecia, a causa della quale l’ex direttore dell’agenzia europea Frontex, Fabrice Leggeri, si è dovuto dimettere l’anno scorso per alcuni casi di respingimenti illegali.

Naturalmente, spiega il rapporto, a beneficiare degli investimenti delle banche spagnole ci sono anche imprese locali, come Eulen, che ha ricevuto numerosi appalti per gestire i Centri di permanenza temporanea dei migranti (Ceti) di Ceuta e Melilla, le enclavi di Madrid nel nord del Marocco, all’interno dei quali, secondo varie testimonianze e denunce di internati e Ong, si commettono sistematiche violazioni dei diritti umani.

Ancora più grave il caso di Indra, il cui azionista di maggioranza è il ministero delle Finanze di Madrid, che ha ricevuto circa 43 milioni. Indra è tra le imprese che si è aggiudicata la maggior parte degli appalti per l’installazione di barriere e sistemi di videosorveglianza che il governo Sánchez ha commissionato per blindare la propria frontiera meridionale. Per scavalcare o aggirare a nuoto quelle barriere alte parecchi metri, corredate di fossati e difese con violenza dai gendarmi marocchini e spagnoli, negli ultimi anni sono morti decine di disperati provenienti da tutta l’Africa nord-occidentale. Indra coordina anche il progetto «Perseus», al quale partecipano anche Airbus e Boeing, finanziato con 47 milioni per rafforzare il sistema di vigilanza denominato Eurosur, e ha sviluppato il programma Sea Horse Network, una rete Ue di vigilanza in Mauritania, Marocco, Capo Verde e Senegal che si occupa del monitoraggio e dello scambio di informazioni con le autorità locali al fine di bloccare le partenze dei migranti verso nord.

«È fondamentale smettere di essere clienti di banche, assicurazioni e istituzioni finanziarie che sostengono le imprese che alimentano la militarizzazione delle nostre società e delle frontiere» spiega Edu Aragón, tra gli autori del rapporto.