La Spagna fa ancora molta fatica a fare i conti con il suo passato. Succede ogni anno il 12 ottobre, festa nazionale che riapre le ferite di secoli di colonialismo mai davvero rielaborato, e succede ogni volta che si torna a parlare di guerra civile e dell’orrore del franchismo. Il paese che, grazie alla sua pioniera legge sulla giurisdizione universale (azzoppata dal Pp nel 2014) era stato capace di mettere in scacco per la prima volta il dittatore sanguinario Pinochet, non ha mai invece saputo fare luce sul proprio passato oscuro. La legge sulla memoria storica varata dal governo Zapatero nel 2007 era stato il primo timidissimo tentativo di mettere al loro posto i protagonisti di una delle pagine più buie della storia spagnola. Il governo attuale, dopo aver compiuto il gesto storico di esumare e allontanare il corpo del dittatore dal monumento della Valle de los Caídos, sta ora cercando fra mille difficoltà di varare una nuova «legge della memoria democratica» un po’ più coraggiosa della precedente.

Ma oltre ai nemici di sempre dalle file della destra e della destra più becera, che ora hanno anche una tribuna parlamentare, questa legge ha davanti a sé un cammino molto accidentato. Giovedì è iniziato l’esame in aula, e già le prime schermaglie hanno reso evidente che la strada è tutta in salita.

Tutti i soci parlamentari del governo hanno appoggiato la proposta alternativa presentata da Esquerra Republicana, il partito più combattivo su questo tema, che in sostanza chiama il governo «codardo». Appellandosi ripetutamente ai «signori antifascisti della camera», l’istrionico portavoce di Esquerra Gabriel Rufián ha chiesto la fine dell’impunità, di derogare la infame legge di amnistia votata nel 1977 per coprire i crimini del franchismo, di dichiarare illegale la dittatura, sorta da un colpo di stato contro la repubblica, e non solo «illegittimi» alcuni dei suoi tribunali, e di dare risarcimento economico e patrimoniale alle vittime del franchismo, e non solo un generico riconoscimento. La proposta del governo comunque ha superato il primo scoglio, ma Unidas podemos ha già fatto sapere di voler intervenire con una serie di emendamenti mirati a migliorare l’impianto della legge.

Che pure presenta numerose novità positive: come la creazione di un banco di Dna per le vittime, che aiuti a identificare le migliaia di corpi che giacciono ancora in fosse comuni sui cigli delle strade di molti paesi spagnoli, la creazione di un censo nazionale delle vittime (nel 2021, non ne esiste ancora nessuno), la esumazione anche del corpo di Primo de Rivera, il fondatore della Falange, anche lui sepolto nella Valle de los Caídos, che a sua vola verrà “risignificata”, l’identificazione di tutte le fosse che ancora non sono state scavate (la maggior parte), e infine proibirà finalmente le fondazioni franchiste, ma per ora nel testo si parla solo di quelle che «umilino le vittime», così come la dichiarazione di nullità di alcuni dei processi repressivi. Saranno proibiti gli atti di esaltazione del franchismo, quindi anche la Fondazione Francisco Franco che ha quest’unico scopo.

Non è un caso che proprio in questi giorni sia uscito l’ultimo film di Pedro Almodovar, Madri Parallele, che, fra gli altri, tocca anche il tema del dolore di tutte quelle famiglie che per anni hanno cercato di identificare i resti dei propri familiari uccisi dalle forze franchiste durante la Guerra civile. Basti pensare che la prima apertura di una fossa è avvenuta solo 20 anni fa e, come nel film, a carico di privati. Che lo stato assuma come suo l’impegno di dare questa riparazione è comunque emblematico – anche se molto in ritardo. Il ministro della presidenza Felix Bolaños ha chiesto al parlamento di appoggiare la legge «per imperativo morale», spiegando che «non è ideologia, è giustizia, è democrazia, è umanità» e che la legge «non vuole aprire ferite, ma chiuderle una volta per tutte».