Sono innocenti i nove sopravvissuti al naufragio di Pylos accusati di essere gli scafisti del peschereccio che, il 14 giugno dell’anno scorso, si è inabissato a sud del Peloponneso provocando la morte di oltre 500 persone. La squadra legale che assiste i nove non ha avuto bisogno di dare battaglia sull’infondatezza delle accuse, e il processo lampo si è concluso nel giro di poche ore a Kalamata: il giudice ha accolto l’obiezione della difesa e si è dichiarato incompetente a giudicare il caso, perché il naufragio è avvenuto in acque internazionali, a 47 miglia nautiche a largo della città greca di Pylos.

In base al diritto del mare, solo il governo di bandiera della nave può esercitare la giurisdizione quando l’imbarcazione si trova in mare aperto. Esistono eccezioni per reati come la pirateria, ma non per il traffico di esseri umani. Una motivazione, quella della corte di Kalamata, già adottata in altri casi dai tribunali greci chiamati a giudicare presunti scafisti.

I familiari dei nove, giunti nella città costiera da tutta Europa, si sono uniti in un unico grande sospiro di sollievo al momento del verdetto. Brevi momenti di tensione si erano verificati fuori dall’aula, quando i manifestanti accorsi per esprimere solidarietà agli accusati si sono scontrati con la polizia: due di loro sono rimasti feriti, e altri due sono stati fermati dagli agenti. «Ero in ospedale, appena sopravvissuto al naufragio e mi sono ritrovato accusato senza sapere il perché», ha testimoniato uno dei nove superstiti, prima di sciogliersi in un grande sorriso al momento della sentenza.

L’obiettivo, ora, è ottenere l’asilo, ma secondo i legali nulla potrà risanare l’ingiustizia di essere stati detenuti per undici mesi, con l’obiettivo di deviare l’attenzione dalle vere responsabilità dell’incidente. «Le indagini continuano: ci auguriamo che la giustizia greca sia ancora una volta all’altezza della situazione, individuando i responsabili», ha dichiarato l’avvocata Efi Doussi.

Toccherà al Tribunale navale del Pireo, incaricato di indagare sulla Guardia costiera, spiegare perché le autorità, pur essendo a conoscenza della situazione critica in cui si trovava il peschereccio, lo hanno lasciato per 15 ore nell’area di ricerca e soccorso greca, senza intervenire. E perché è dovuta passare mezz’ora dal naufragio, prima che la Guardia costiera inviasse il segnale di Sos alle navi commerciali nei dintorni, per trarre in salvo i naufraghi.