Adesso Lula ci crede: la possibilità di una vittoria già al primo turno, domenica prossima, è diventata reale. Secondo l’analisi dell’Estado de S. Paulo sull’andamento dei candidati alla presidenza in base ai sondaggi di 14 istituti, il leader del Pt, il Partito dei lavoratori, avrebbe raggiunto per la prima volta il 52%, contro il 36% di Bolsonaro.

SI TRATTA, ANCHE, DELL’EFFETTO della caccia al voto utile tra gli elettori dei candidati della cosiddetta terza via, Ciro Gomez e Simone Tebet su tutti, con conseguente travaso di preferenze a favore di Lula. Benché sia chiaro a tutti che nessun aiuto gli verrà mai dal rancoroso Ciro Gomez, lo stesso che, non perdonandogli di non averlo preferito ad Haddad come suo sostituto alle presidenziali del 2018, se ne era andato a Parigi prima del ballottaggio, contribuendo a spianare la strada a Bolsonaro.

A superare invece il proprio risentimento nei confronti del leader del Pt è stata Marina Silva, ministra dell’Ambiente dal 2003 al 2008, quando uscì dal governo Lula a causa del suo evidente analfabetismo ecologico e presentatasi poi come candidata presidenziale, in netta polemica con il Pt, alle elezioni del 2010 e del 2014, entrambe vinte da Dilma Rousseff.

La storica riconciliazione, personale e programmatica, tra i due leader è stata annunciata il 12 settembre, con la presentazione da parte di Marina Silva di una serie di proposte che saranno incluse nel programma di Lula, tra cui l’immediato rilancio del piano di prevenzione alla deforestazione dell’Amazzonia e la sua estensione agli altri biomi del paese, la creazione di un’autorità nazionale per la lotta al cambiamento climatico, la ripresa del processo di demarcazione delle terre indigene e la creazione di aree protette.

«Al di sopra di tutto c’è l’imperativo etico di affrontare il grave problema della crisi climatica che minaccia il Brasile e il pianeta e di riprendere le politiche pubbliche portate avanti da Lula e riconosciute a livello internazionale», ha dichiarato la leader ambientalista, erede di Chico Mendes e fervente evangelica.

CHE GRAZIE ALL’APPOGGIO di Marina l’ambiente figuri, almeno sulla carta, come una priorità del prossimo governo è un’ottima notizia per il Brasile e per la sinistra, andando almeno in parte a controbilanciare i tanti segnali di moderazione espressi da Lula durante la sua campagna, e tradottisi il 19 settembre nel sostegno anche da parte dell’ex-presidente della Banca Centrale Henrique Meirelles. Un ulteriore tassello – destinato a rassicurare i mercati finanziari – di una rete di alleanze mai così vasta, tenuta insieme dalle note capacità di mediazione di Lula e dall’obiettivo vitale di liberare il paese dall’incubo incarnato da Bolsonaro. E che l’obiettivo venga centrato nessuno ne dubita più.

 

Lula (foto Ap)

 

DOPO AVER TENTATO invano di risollevare i propri consensi distribuendo a pioggia 50 miliardi di reais e poi sfruttando, di seguito, il bicentenario dell’indipendenza, la sua partecipazione ai funerali della regina Elisabetta e la vetrina dell’Assemblea generale delle Nazioni unite, Bolsonaro non può fare altro che reiterare insulti agli avversari e minacce golpiste, per esempio affermando di voler mettere un «punto finale» sull’«abuso da parte di un altro potere», in riferimento naturalmente all’organo giudiziario.

È un modo, è chiaro, per tenere mobilitato il suo zoccolo duro, il quale, come era già avvenuto 4 anni fa, si è reso più volte protagonista di atti di violenza e intimidazione. L’ultima vittima è una giovane di 19 anni, Estefane de Oliveira Laudano, che in un bar a Rio de Janeiro, dopo un commento critico su Bolsonaro, è stata colpita alla testa con un pezzo di legno ed è finita in ospedale. Molto peggio è andata, l’8 settembre, a Benedito Cardoso dos Santos e, due mesi prima, al tesoriere provinciale del Pt Marcelo Arruda, entrambi assassinati da due militanti bolsonaristi.

MA GRANDE INDIGNAZIONE aveva provocato nei giorni scorsi anche l’umiliazione pubblica inferta a una donna nera, Ilza Ramos Rodrigues, dall’imprenditore bolsonarista Cássio Joel Cenali, il quale, mentre distribuiva cibo ai senza tetto di Itapeva, le aveva negato il pacco di aiuti in quanto elettrice di Lula, filmando oltretutto la scena e postandola sulle reti sociali.