La segretaria Andrea Nahles sorprende tutti chiedendo il voto di fiducia anticipato sulla carica di capogruppo al Bundestag, che occupa dal 2017. L’ex leader Martin Schulz sogna il ritorno in pista, immaginando di sostituirla alla fine dell’estate. E il capo dei Giovani socialisti, Kevin Kuhnert, non smette di sparare sulla dirigenza colpevole di aver «regalato» ai Verdi il voto degli under-30, rilanciando il prossimo Friday For Future e appoggiando qualunque iniziativa della galassia ambientalista.

L’annunciata resa dei conti nella Spd si consuma all’insegna del tutti-contro-tutti, in nome dell’unico programma in grado di riunire tutte le correnti dell’ex Volkspartei: individuare il capro espiatorio della clamorosa sconfitta alle Europee.

Un processo politico in piena regola con discussioni alte e, soprattutto, colpi bassissimi. A cominciare dal «Putsch» (così sul quotidiano Bild) dell’ex presidente dell’Europarlamento il cui piano “segreto” per prendere il posto di Nahles è finito su tutti i giornali.

Progetto in stato avanzato, fermato dalla fuga della notizia ma, prima ancora, dalla consapevolezza di Schulz che il successore non sarebbe stato lui.

Così l’artefice del contratto di coalizione con Angela Merkel ieri è stato costretto a comunicare urbi et orbi: «Non mi candiderò per la carica di capogruppo», smentendo le velleità personali e ricordando, al contrario, di aver «lavorato per la Spd nelle ultime 94 settimane senza candidarmi ad alcun ufficio».

Nella realtà, l’ex segretario paga la mossa imprevista di Nahles. Da ex “pupilla” ha imparato la lezione dal suo vecchio mentore mettendo sul piatto la propria testa con tempismo tutto politico. «Martedì prossimo chiederò di rieleggere il capogruppo» spiega la leader Spd, ben prima di settembre quando era previsto comunque il cambio della guardia. Una manovra improvvisa, inaspettata, spiazzante per tutti gli avversari. Di fatto, nessuno nel partito è ancora pronto a rimpiazzarla senza un’apposita campagna “elettorale” a supporto dell’operazione.

Non è preparato Matthias Miersch, classe 1968, deputato del Comitato esecutivo Spd, influente rappresentante dell’ala sinistra della Spd, da sempre concentrato sui temi ambientali che adesso il partito prova a cavalcare. Più che perfetto nelle vesti di «candidato di compromesso», se non fosse che ieri ha fatto sapere: «Non sono disposto a prendere il posto di Andrea».

E si tira indietro anche il 51 enne Johann Saathoff, capogruppo nel Parlamento della Bassa Sassonia, che pure aveva criticato con parole di fuoco l’accelerazione di Nahles: «Se ci si concentra sui contenuti e non sulle persone allora non c’è motivo di mettere in discussione la pausa estiva. Questo per me non è un segno di leadership» scandisce in diretta sull’emittente Phoenix.

Colpa della “scottatura” di Schulz, il cui piano è stato scoperto dalla stampa nazionale. Ieri è stato costretto a smentire l’insinuazione che lo ha trascinato dietro al banco degli imputati. Colpa di «voci speculative che mi hanno messo nella luce sbagliata» riassume Schulz, ovvero dei rumors «originati dal contenuto di una conversazione confidenziale che ho avuto due settimane fa con Nahles» spiega l’ex segretario. Cui risponde indirettamente il deputato Carsten Schneider: il più fedele assistente della segretaria al Bundestag.Bisogna avere il coraggio di salire sul ring, da soli. Oppure tacere».

Parole sintomatiche del clima, del «brontolio dannoso cominciato prima delle elezioni europee» come sottolinea Schneider. Secondo lui, il solo motivo dietro la richiesta di elezione anticipata del capogruppo di Nahles si deve alla «necessità di mostrare chiarezza in vista delle elezioni autunnali in Brandeburgo, Sassonia e Turingia».
Per adesso, però, di chiaro c’è solo che la Spd ha “consumato” dieci leader da quando governa Merkel.