Nel giorno in cui il governo spagnolo ha annunciato l’apertura delle frontiere al turismo internazionale da luglio e la ripresa del campionato di calcio l’8 giugno, il partito di estrema destra Vox ha alzato il tiro nella sua mobilitazione contro il governo Sánchez, convocando in cinquanta città del paese le «carovane della libertà», cortei in macchina per chiederne le dimissioni.

Il partito di ultradestra è riuscito a collassare il traffico nei centri più grandi del paese con cortei di automobili che procedevano lentamente al suono di clacson e con gran dispiego di bandiere nazionali sventolate dal finestrino.

A Madrid si è creato un rumorosissimo maxi-ingorgo di auto, che ha fatto svanire in pochi minuti l’immagine delle strade deserte, silenziose e libere da smog a cui ci si era abituati durante il lockdown. Per chi camminava ieri nella zona del corteo, le mascherine, obbligatorie da lunedì negli spazi pubblici e anche per strada se non si può mantenere la distanza di due metri, diventavano una difesa dal puzzo dei fumi di scarico.

Almeno seimila macchine, secondo i dati della prefettura, e anche numerose motociclette, hanno intasato per ore i viali del centro, in un sabato mattina di caldo estivo.

Il corteo è partito da plaza Colón, la piazza intitolata a Cristoforo Colombo scelta dalla destra spagnola per i suoi raduni e si è spostato poi sugli enormi viali del centro. Il colpo d’occhio della grande carovana di auto sul Paseo de Recotelos era imponente. Da tre mesi in Spagna non venivano autorizzate manifestazioni di piazza.

C’era attesa di capire se le proteste delle cacerolas che si sono tenute nei giorni scorsi si sarebbero attutite dopo che ieri è stato annunciato il passaggio di Madrid (ma anche di Barcellona e della Castiglia e León) a una fase di maggior allentamento delle restrizioni a partire da lunedì prossimo. Le caceroladas della destra si sono infatti nutrite del malumore per il prolungarsi delle restrizioni nella città epicentro del disastro, Madrid, mentre il resto del paese tornava a incontrarsi con amici e familiari e a sedersi ai tavolini dei bar. Le concentrazioni a suon di casseruole sbattute si sono moltiplicate negli ultimi giorni, espandendosi dal ricco barrio Salamanca ad altri quartieri benestanti della capitale, per poi coinvolgere i quartieri popolari e altre città.

Da una parte si accusa il governo di voler usare lo stato di allarme (prorogato fino al 7 giugno) come scusa per una svolta autoritaria, dall’altra si incolpa l’esecutivo di «negligenze» nella gestione della crisi.

Abascal, leader di Vox, grande incoraggiatore delle caceroladas, è arrivato ad accusare Sánchez di aver causato migliaia di morti per aver agito tardi e male. Il partito, che ha usato toni incendiari durante i mesi di crisi, non è da solo in questo suo scontro totale con il governo.

Il Pp, con la leadership di Pablo Casado, si è spostato ulteriormente a destra ed accusa Sánchez di voler creare una «dittatura costituzionale» con la scusa dello stato di emergenza. Nei cortei di auto ieri c’erano anche suoi sostenitori. La destra spagnola cerca insomma di capitalizzare il momento di grande incertezza che vive la Spagna. Il futuro è incerto, la crisi economica post-lockdown si annuncia pesantissima ed il governo esce da quest’ultima settimana indebolito per un grosso pasticcio politico interno scoppiato pochi giorni fa. «Dureremo 4 anni», ha assicurato però ieri il premier socialista.

Intanto nei quartieri meridionali di Madrid, molto più poveri dei quartieri del nord con una lunga tradizione di sinistra, crescono negli ultimi giorni le contro-caceroladas. «Meno casseruole, più sanità» è uno degli slogan di queste proteste. Ieri sera a Moratalaz, così come a Vallecas e in altre zone del sud, si sono riunite centinaia di persone. C’è chi parla dell’inizio di una nuova marea blanca, come le grandi mobilitazioni in difesa della sanità pubblica del 2012-2013, quando i tagli del governo del Pp, guidato da Rajoy, furono pesantissimi. Tagli che oggi risultano ancora più dolorosi.