«Stiamo assistendo a un grande evento popolare, un fatto politico nuovo, che si aggiunge ad altri segnali di controtendenza: sabato a Milano la manifestazione antirazzista, il 9 febbraio con i sindacati e la mobilitazione femminista di questi mesi. Il 3 marzo è stato un successo della squadra, di un approccio empatico, e un successo personale di Zingaretti». In questa campagna per le primarie Massimiliano Smeriglio, vicepresidente del Lazio, ha coordinato Piazza Grande, il movimento che ha sostenuto Zingaretti alle primarie.

La collaborazione fra i due e le rispettive aree politiche in realtà risale al 2008, alla vittoria alla provincia di Roma, poi nel 2013 alla regione e infine il bis, il fatidico 4 marzo 2018. In tutti e tre i casi una vittoria mentre, nella stessa urna, il centrosinistra perdeva (male).

Massimiliano Smeriglio (foto LaPresse)

Però il primo atto da segretario di Zingaretti è stato schierarsi con forza a favore del Tav. Non è una scelta che fa piacere, immagino, all’ala sinistra di Piazza Grande.
Siamo di fronte a uno governo di irresponsabili, incapaci di decidere. Non sono contro le grandi opere, anche se preferirei un piano di manutenzione e piccole opere per la messa in sicurezza del territorio. Sul Tav ho le mie idee, ho imparato tanto dalla gente della Val di Susa su come immaginare un altro modello di sviluppo rispettoso delle comunità locali. Di fronte al gioco al massacro del governo, un braccio di ferro tutto interno alla maggioranza, mi pare una via d uscita l’idea del referendum lanciata da Chiamparino.

I 5 stelle sono attraversati da una crisi interna, non sappiamo se reversibile. Per il Pd questa battaglia pro Tav non è l’emblema della rinuncia a ripescare consensi in quel movimento, proprio ora?
Il Tav è importante, come lo è l’agenda sociale del Paese. Povertà, salari, pensioni, lavoro su questo si misurerà la capacità del campo progressista di tornare ad essere credibile agli occhi di un blocco sociale che abbiamo a cuore. A partire dalla centralità della scuola pubblica, questa la prima frattura da ricucire. E non lo si fa parlando di alleanza ma mettendo in campo una idea di paese che investe tutto sulla conoscenza

Piazza grande ora smobilita?
Spero che nessuno smobiliti. Il laboratorio politico Regione Lazio va avanti e, sono convinto, troveremo le forme per far esprimere le aspettative generate da Piazza grande di andare oltre il perimetro del Pd parlando direttamente al Paese.

Ma lei si iscrive al Pd? C’è chi ipotizza persino un suo ingresso in segreteria.
Non mi pare così importante. In Piazza Grande abbiamo tenuto insieme un doppio passo: riforma del partito e costruzione del campo largo. Sono convinto che bisogna continuare a lavorare nel medesimo modo. In ogni caso rifletteremo con calma sul da farsi. Il tema prioritario è rigenerare una nuova alleanza progressista unitaria e plurale. Questa la cosa che conta di più. E il governo del Lazio è il luogo naturale per dimostrare che si può governare con una agenda di sinistra.

Voi, l’ala sinistra, vi scioglierete tornando alle vostre militanze?
Io sono orgoglioso della mia militanza a sinistra, ma coordinando Piazza grande ho avuto l’opportunità di conoscere le tante altre culture politiche che hanno caratterizzato questa impresa. Spero che nessuna di queste smobiliti.

Alle europee vi presenterete nella lista aperta del Pd?
La priorità è sbarrare il passo ai nazionalisti che vogliono sfasciare l’Europa, non cambiarla, democratizzarla, ma asservirla ad altre potenze mondiali. Questa l’urgenza del momento. Sarebbe importante tentare la strada del listone progressista in grado di mettere in campo candidature credibili. Senza disperdere un voto, l’asticella del 4% mi sembra molto impegnativa da superare.

E se il listone avesse le caratteristiche che propone Calenda?
Se Calenda si candida io sono contento, sarebbe un arricchimento importante di una proposta politica aperta e plurale.

Intanto la maggioranza tenta di far passare leggi che porterebbero il paese indietro di decenni. Dal decreto Pillon all’abolizione della legge sulla modica quantità nella detenzione degli stupefacenti.
Il governo è un produttore seriale di Capri espiatori. L’ultima è sempre la più tragica, modificare la legge sulla modica quantità significa equiparare il consumatore occasionale di erba in spacciatore e trafficante. Una mistificazione ignobile che colpirà milioni di persone soprattutto tra i più giovani.