Il Comune di Trieste annuncia che giovedì 20 illuminerà di blu un palazzo in città. Perché giovedì sarà la «Giornata mondiale del Rifugiato» e a Trieste si è voluto accogliere l’invito dell’Unhcr. Sensibili al problema, diresti. Oltre a questo blu per un giorno cosa fa l’amministrazione a Trieste? Nente, zero, nulla.

È a Trieste che c’è il Silos, lo sanno tutti, tremenda risposta alla mancanza di alternative con l’amministrazione pubblica inesistente e associazioni e volontari che cercano di supplire, di prosciugare il mare con un cucchiaino. Quel luogo abominevole, l’emblema della non accoglienza, dove regna il degrado più totale. Che, poi, ultimamente anche in Comune se ne sono accorti: questa storia del Silos non può durare anche se ormai la figuraccia mondiale è già stata fatta.

Il fatto dirimente, poi, è che a inizio luglio passerà per Trieste prima Mattarella e poi Bergoglio e nell’aria circola da tempo questa poco velata intenzione di Francesco di incontrare i migranti. Non si può permettergli di vedere di persona cos’è il Silos, ci mancherebbe. E allora si sgombera. Così, almeno, l’ordinanza firmata dal sindaco pochi giorni fa. Ma mezzo mondo insorge. Tutti fuori, e poi?

L’alternativa è indefinita, ignota. Ci penserà il ministro Piantedosi a trasferirli e per i nuovi arrivi si vedrà. Prima o poi qualche tenda nel parco di quello che per anni è stato il Campo Scout e si metteranno là quelli che ancora si ostineranno ad attraversare mezzo mondo per arrivare fino qua. I promessi lavori di risistemazione non sono nemmeno in progetto ma, calma, intanto sgomberiamo il Silos che è brutto da vedere proprio in centro città. Così il sindaco fino a ieri. Poi si è trovato a fare i conti con la stampa nazionale, il vescovo, le associazioni di volontariato, tanti cittadini indignati. E ieri sera è stato costretto a rinviare. Non ha cambiato idea, è solo un rinvio.

A Gorizia, oggi, ci sarà proprio Piantedosi per incontrare i suoi omologhi di Slovenia e Croazia e definire il rafforzamento dei controlli ai confini. E’ passata la gioia (che era solo della gente evidentemente) per la riapertura dei confini, la giornata di festa, i baci, gli abbracci, per l’ingresso in Shengen anche della Croazia un anno e mezzo fa. I controlli alle frontiere sono stati ripristinati a ottobre scorso e adesso prorogati sine die.

L’Italia sicuramente aumenterà il numero di uomini in divisa sui valichi pensando che l’importante sia moltiplicare le pattuglie, respingere indietro e poi ancora indietro anche quando le leggi lo vieterebbero. E bastoni e cani e fototrappole, ché tanto tutti sanno cos’è la rotta balcanica. E dire che persino un sindacato di Polizia ha recentemente chiesto maggiore supporto all’accoglienza ed è di pochi giorni fa la decisione di Confindustria Alto Adriatico di formare lavoratori in Ghana e poi portarli a lavorare in Regione. Chissà perché in Ghana ma sembra un piccolo segnale di consapevolezza perché è vero, c’è chi pensa e chi illumina palazzi.