Il rischio di una guerra nucleare sarà anche più retorico che reale ma nelle ultime settimane si aggiunge ogni giorno un nuovo elemento. Ieri gli Stati uniti hanno informato ufficialmente il Cremlino e il mondo che non forniranno più informazioni sulle proprie forze nucleari.

«Questa è la prima azione che abbiamo intrapreso all’interno del trattato in risposta alla sospensione della Russia», ha dichiarato un alto dirigente dell’amministrazione Biden, come riportato dal Wall Street Journal. E intanto Mosca ha testato dei missili antinave nel Mar del Giappone, dove è di stanza la settima flotta della Marina Usa.

IL FATTO È CHE la rivalità tra Russia e Stati uniti, esplosa con forza dopo l’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022, ormai si alimenta alla luce del sole. In altri termini non si tratta più di contatti tra i vertici dei servizi segreti o telefonate riservate tra i ministri, ma di titoli da prima pagina sulle testate di tutto il mondo.

Quando Mosca aveva annunciato la sospensione della sua partecipazione al Trattato sulla limitazione delle armi strategiche (sintetizzato dall’acronimo Start) firmato nel 1991 e rinnovato nel 2010, il 21 febbraio scorso, gli Stati uniti avevano parlato di «decisione pericolosa e incauta». Ieri, poi, il Wsj ha diffuso la notizia, già preannunciata da alcuni analisti, che anche gli Usa hanno deciso di tirarsi indietro.

Ufficialmente, «il nostro obiettivo è incoraggiare la Russia a tornare al rispetto del trattato», riportano le fonti della testata americana, e siccome «la sospensione dichiarata dalla Russia del Nuovo Trattato Start è legalmente non valida, gli Stati uniti sono legalmente autorizzati a trattenere il loro aggiornamento semestrale dei dati in risposta alle violazioni della Russia».

Questo nuovo capitolo dello scontro a distanza tra le due superpotenze nucleari si apre a tre giorni dall’annuncio da parte russa della costruzione di depositi ad hoc per le proprie batterie di Iskander caricati con testate nucleari in Bielorussia.

A TALE PROPOSITO sulle colonne del Kyiv Independent l’ex ambasciatore statunitense in Ucraina dal 1998 al 2000 e affiliato al Centro per la sicurezza e la cooperazione internazionale dell’Università di Stanford, Steven Pifer, sostiene che «l’arsenale nucleare russo – il più grande al mondo – comprende circa 1.900 armi nucleari non strategiche, che possono essere trasportate da missili di superficie, aerei e sistemi marittimi. Inoltre, la Russia possiede circa 2.500 armi nucleari strategiche. Considerato tale arsenale, il dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia non fornirebbe alla Russia ulteriori capacità contro l’Ucraina».

Ma la mossa è stata comunque effettuata. Così come ieri il ministero della Difesa russo ha dichiarato di aver lanciato un attacco missilistico simulato nel golfo di Pietro il Grande, nel Mar del Giappone, contro una finta nave da guerra nemica a circa cento chilometri di distanza. Il punto dirimente è che gli armamenti utilizzati, i cosiddetti Moskit, sono missili da crociera anti-nave supersonici con capacità di testate convenzionali e nucleari. La manovra, secondo quanto riferito dalle stesse fonti russe sarebbe stata portata a termine con successo.

Tutt’altro che simulati, invece, sono gli attacchi lanciati nelle ultime ore contro le città ucraine. Secondo lo Stato maggiore di Kiev, le forze russe hanno lanciato nel complesso 24 raid aerei, 12 attacchi missilistici e 55 attacchi con sistemi di razzi a lancio multiplo. Su 15 droni kamikaze lanciati dalle postazioni russe tutti tranne uno sarebbero stati abbattuti.

A KIEV SONO scoppiati diversi incendi nei quartieri di Sviatoshynskyi e Obolonskyi, anche se non si registrano vittime, come chiarito dal sindaco Vitali Klitschko. Anche nella regione di Kharkiv si registrano diversi danni nella città di Bogodukhiv. Ma è nella città di Slovjansk che i danni sono stati maggiori e il bilancio delle vittime più alto. Due persone che si trovavano nella propria auto hanno perso la vita e almeno altre trenta sono rimaste ferite a causa della detonazione di due missili S-300 nei pressi degli edifici dell’amministrazione locale.

Dall’altro lato del confine, secondo alcuni media e canali Telegram russi, un drone si sarebbe schiantato a 70 chilometri da Mosca, in un’area chiamata Nuova Mosca. Stando alle dichiarazioni locali il velivolo era dipinto di giallo e blu e sulle ali aveva la scritta «Gloria all’Ucraina». Le forze dell’ordine hanno riferito alla Tass che «presumibilmente, il relitto dell’Uav è stato trovato vicino ai binari della ferrovia nel villaggio di Svitino e non ci sono state vittime».