In una visita lampo di due giorni in Somalia, il segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres, ha «lanciato l’allarme» e chiest di aiutare il paese di fronte alla disastrosa siccità in atto, la peggiore degli ultimi quattro decenni. Che si somm alla violenza jihadista del gruppo degli al-Shabaab.

«SONO QUI PER RICHIEDERE l’aiuto per un massiccio sostegno internazionale a causa delle difficoltà umanitarie che il paese sta affrontando. Sebbene i somali non contribuiscano al cambiamento climatico, sono le principali vittime con quasi 5 milioni di persone che vivono in una insicurezza alimentare acuta», ha dichiarato Guterres alla fine dell’incontro di mercoledì con il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamoud.

Secondo uno studio pubblicato a marzo dal Ministero della Salute somalo, dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’agenzia delle Nazioni Unite Unicef, «tra le 18.100 e le 34.200 persone potrebbero morire per le conseguenze della siccità in Somalia durante i primi sei mesi di quest’anno». Non è stata ancora raggiunta «la soglia critica della carestia», ma secondo l’Onu circa «la metà della popolazione avrà bisogno di assistenza umanitaria quest’anno». Per questo «facciamo appello alla comunità internazionale che ha mostrato indifferenza – ha aggiunto Guterres – per la tragedia del popolo somalo. Lo scopo della mia visita è proprio mostrare al mondo le difficili condizioni in cui vivono i somali».

Il segretario generale ha incontrato anche alcune famiglie di sfollati in uno dei principali campi a Baidoa, 250 km da Mogadiscio, con quasi 400mila profughi su un totale di oltre 2milioni di sfollati interni in tutta la Somalia.
Il Paese deve fare i conti anche con i danni delle inondazioni che a marzo, con le piogge stagionali, hanno provocato la morte di 21 persone e lo sfollamento di altre 100mila. Ma la maggior parte dei profughi fuggono dalle violenze degli al-Shabaab, legati ad al-Qaeda e dalla risposta del governo centrale.

Dallo scorso agosto, dopo due brutali attentati a Mogadiscio, il presidente somalo ha promesso una «guerra totale» contro al-Shabaab, inviando migliaia di truppe per sostenere le milizie “tribali” che si sono ribellate alla continua richiesta di protezione e denaro da parte del gruppo jihadista.

L’offensiva, sostenuta anche dalla forza dell’Unione Africana in Somalia (Atmis) e dai raid aerei americani, ha permesso di riconquistare vasti territori in due stati del centro del paese (Hirshabelle e Galmudug) con oltre «70 città e villaggi liberati e 3mila miliziani jihadisti uccisi in questi mesi».

Il gruppo jihadista resta trincerato in vaste zone rurali della Somalia centrale e meridionale, compiendo diversi attacchi anche nella capitale Mogadiscio – l’ultimo a inizio aprile contro un convoglio dell’Atmis con 5 militari uccisi – e contro numerose installazioni governative.