Da venerdì a mezzanotte coprifuoco dalle 21 alle 6 del mattino a Parigi e in 8 grandi città (Grenoble, Lille, Lyon, Aix, Marseille, Montpellier, Saint-Etienne, Toulouse), per 4 settimane e forse fino al 1° dicembre. Lo stato di emergenza sanitaria, sospeso il 10 luglio sorso, sarà imposto da mezzanotte di venerdì. Lo ha annunciato Emmanuel Macron, per far fronte all’aumento di contagi di Covid. In un’intervista su Tf1 (rete privata) e France2 (pubblica), il presidente ha spiegato la nuova linea per rispondere all’impennata di contagi. Non siamo «né inattivi né nel panico», ha detto Macron, «non abbiamo perso il controllo», ma gli ospedali hanno problemi e i test miglioreranno.

DA VENERDÌ, concertazioni a livello locale con i datori di lavoro, per evitare fallimenti economici e rilanciare il telelavoro: lo stato interviene, con aiuti di accompagnamento economico in più dove c’è il coprifuoco. Scuole e università restano aperte, i trasporti funzionano, anche per le vacanze imminenti. Ci saranno autorizzazioni per chi lavora, non ci saranno proibizioni di circolare, ma «non ci sarà più la festa», suggerimento di «non più di 6 a tavola» nelle cene private.

Controlli, anche multe (135 euro, in caso di recidiva 1.500), «spero che ognuno sia cosciente dei rischi e della posta in gioco». Le cifre «sono trasparenti» e «se non vogliamo prendere misure più dure tra qualche settimana» dobbiamo rispettare le regole. «Tutti i nostri vicini lo fanno», ha sottolineato Macron, «non prendiamo misure sproporzionate» e il lavoro deve continuare. «Non do lezioni ai giovani», ha sottolineato Macron, ricordando che ci sono forti investimenti nella formazione.

Un’analisi sulla qualità della risposta francese al Covid, richiesta da Macron a uno specialista svizzero, Didier Pittet, ha messo in luce che ci sono stati «difetti manifesti di anticipazione, preparazione e gestione» dell’epidemia, ma che la Francia è in Europa in una «posizione mediana» nella gestione della crisi sanitaria, cioè ha fatto più o meno come gli altri.

L’OPPOSIZIONE è già partita all’attacco. «Le restrizioni è quando si è sbagliato tutto» ha affermato Marine Le Pen. Il deputato socialista Boris Vallaud ha messo in guardia contro «un rischio di jacquerie» in caso di forti restrizioni della libertà. Oggi, la Cgt ha organizzato uno sciopero negli ospedali del personale sanitario.

IL CONSIGLIO EUROPEO si apre oggi a Bruxelles, mentre in tutti i paesi membri la diffusione del Covid si aggrava. Alcuni paesi sono di fronte a una seconda ondata mentre altri, all’est, risparmiati la scorsa primavera, stanno ormai affrontando un primo assalto. La Commissione insiste sulla necessità di un coordinamento delle decisioni, nella misura del possibile, anche se non ci sarà un’armonizzazione totale, visto che le politiche sanitarie restano nazionali e ogni stato decide se e come applicare la quarantena e imporre i test. La Commissione raccomanda di evitare le discriminazioni secondo la nazionalità e di imporre misure non sproporzionate. I 27 hanno messo a punto un approccio comune minimo, accettando le raccomandazioni della Commissione per evitare restrizioni sproporzionate agli spostamenti di cittadini. Al Consiglio Affari generali, martedì, è stato accettato il principio di adottare un metodo comune per determinare le zone a rischio, con la definizione di zone rosse, arancioni e verdi.

Oggi l’essenziale della Ue è in zona rossa, il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, non sarà presente perché caso-contatto e sarà sostituito dal leader del Pis entrato nel governo, Jaroslaw Kaczynski. Il Centro europeo per la prevenzione delle malattie pubblicherà dalla prossima settimana la carta della situazione nelle regioni europee, con il tasso di positività ai test e il tasso di incidenza del contagio. Tutte le informazioni sulle misure nazionali sono pubblicate sul sito ReopenEu.

L’altro importante punto in discussione sono i vaccini. La Commissione ha già firmato accordi con tre laboratori farmaceutici (con Johnson & Johnson per 200 milioni di dosi, con opzione per altri 200 milioni; con AstraZeneca per 300 milioni dosi e opzione per altre 100; con Sanofi per 300 milioni di dosi; sono in trattativa accordi con Pfizer, Moderna e CureVac). La Ue, che già ha messo in atto l’acquisto comune di materiale medico e di medicine, sta mettendo a punto una strategia coordinata sui vaccini, per evitare il disordine della corsa all’accaparramento, come è successo con le mascherine all’inizio del Covid: bisogna tener presente che all’inizio non ci saranno dosi per tutti, che dovranno essere scelte le categorie prioritarie (personale sanitario, persone a rischio) e che dovrà essere messa a punto una strategia per gestire la transizione in un periodo di penuria. Ci saranno liste di ripartizione delle dosi tra paesi, sulla base del numero degli abitanti. La Commissione riflette anche su come accompagnare le opinioni pubbliche, soprattutto in stati – in primo luogo Francia e Italia – dove è forte la sfiducia verso i vaccini.