Ieri l’ultraconservatore Ebrahim Raisi si è insediato alla presidenza della Repubblica islamica. Poco cambia ai vertici di Teheran: le questioni importanti saranno comunque decise dal leader supremo Ali Khamenei. Il cambio di poltrona non giova però all’immagine dell’Iran: il presidente uscente Hassan Rohani non è uno stinco di santo, ma in questi anni ha avuto modi conciliatori con l’Occidente, anche grazie all’abile ministro degli Esteri Zarif. Raisi porta invece con sé il proprio passato sanguinario: nel 1988 firmò la condanna a morte di 5mila oppositori marxisti e di sinistra. Ricopriva il ruolo di procuratore aggiunto del tribunale rivoluzionario di Teheran...