La quattordicesima legislatura si è inaugurata ieri a Madrid, con la costituzione delle nuove Cortes spagnole. È la quarta in quattro anni. L’inizio ufficiale di questa nuova stagione politica è stato “agrodolce”, come ha riassunto l’ex braccio destro di Ada Colau e membro uscente (ed entrante) del nuovo ufficio di presidenza del Congresso, Gerardo Pisarello. La brutta notizia è che l’estrema destra di Vox, terzo partito per numero di seggi, riesce a far eleggere uno dei nove membri della presidenza: il vicepresidente quarto (che, peraltro, è un ex popolare). La buona è che, grazie a un accordo preparato accuratamente da Podemos, calcolatrice alla mano, la sinistra è riuscita a strappare il secondo rappresentante che sarebbe dovuto toccare ai fascisti e ad aumentare di uno la maggioranza rossoviola in quest’organo importantissimo che guida le decisioni quotidiane della camera bassa del parlamento spagnolo. Ora infatti Psoe e Podemos vantano 3 rappresentanti ciascuno (a maggio Podemos ne aveva solo 2), mentre il Pp ne ha due e Vox uno. A presiedere il Congresso è di nuovo la socialista Meritxell Batet, che era stata eletta anche a maggio. Stavolta la prima vicepresidenza tocca a un altro socialista, mentre a Podemos spetta la seconda vicepresidenza. La terza va all’ex presidente popolare del Congresso, Ana Pastor. I 4 segretari vanno a due viola (il primo è Pisarello), a un popolare e un socialista.

SOCIALISTI E PODEMOS avevano reclamato ai popolari da giorni di fare un cordone sanitario per evitare che Vox mettesse piede per la prima volta in quest’organo, proponendo 3 seggi per il Pp e uno per Ciudadanos, che ha solo 10 deputati e sarebbe ormai troppo debole per poter eleggere qualcuno. Il Pp, che dipende da Vox in molte amministrazioni locali, aveva opposto un fermo niet, chiedendo a Vox, in cambio del suo appoggio, di cedere un seggio a Ciudadanos. Stavolta era stato Vox a rifiutarsi: risultato finale del sistema di voto incrociato, in cui si conta l’ordine d’arrivo dei candidati. La destra ha perso un posto.

GRANDE VITTORIA TATTICA dei viola e dei socialisti: i voti chiave per spingere il quarto deputato di Podemos sono venuti da tutti i partiti che non avevano speranza di eleggere i propri: primi fra tutti i catalani di Esquerra, JuntsxCat, e persino la Cup, oltre ai baschi di Pnv e EH-Bildu. Dietro le quinte, gli emissari viola hanno saputo muovere bene i fili: un buon segno per i difficili futuri equilibri parlamentari, e un chiaro segnale soprattutto di Esquerra republicana, proprio quando in parallelo si stanno negoziando le condizioni per cui gli indipendentisti catalani potranno dare luce verde al governo di Sánchez.

Al senato, dove i socialisti hanno perso la maggioranza assoluta, a essere eletta presidente è Pilar Llop, una giudice esperta di violenza di genere, indipendente delle liste socialiste. Due donne ai vertici delle camere spagnole, proprio quando il numero di elette per la prima volta ha subito una leggera flessione (per colpa di Vox che è l’unico partito che ha eletto una enorme quantità di uomini): ennesimo chiaro segnale che Sánchez ha voluto dare, soprattutto ora che il ministero di uguaglianza passerà ai viola (concretamente, a Irene Montero). Qui l’ufficio presidenza va a 3 socialisti, 3 popolari e a un senatore del Pnv, a cui i socialisti hanno ceduto uno dei loro posti.

Dal punto di vista tecnico, manca solo che si costituiscano i gruppi parlamentari perché possano iniziare le consultazioni del re, che dovrà proporre a Batet il nome del candidato. Sarà lei a convocare la prima seduta per l’investitura. Oggi intanto incontrerà il monarca. Ma politicamente lo scoglio più importante è strappare l’astensione di Esquerra: superato questo impasse, Sánchez ha già i numeri per superare la seconda votazione di investitura (per la prima ci vorrebbe la maggioranza assoluta dei voti, una chimera).

Intanto le pressioni dei poteri forti e della destra perché Sánchez rinunci all’accordo con sinistra e indipendentisti si fanno sempre più esplicite, ma per ora questo continua a essere il piano A del leader socialista. Dietro le quinte le squadre di Podemos e socialisti stanno già negoziando ministeri e organigrammi di governo: ma nulla trapelerà fino al pollice alzato del partito dell’incarcerato Oriol Junqueras.