Un’edizione dell’anno zero. Così viene definita nella conferenza stampa di presentazione la Settimana Internazionale della Critica che prenderà il via il prossimo 31 agosto a Venezia. Gli elementi di novità della sezione parallela del Sindacato Critici vengono pian piano svelati: un nuovo presidente, Cristiana Paternò; un nuovo logo, dove al posto dello storico pennino c’è uno schermo aperto, a simboleggiare il confronto con autori e spettatori; una nuova sigla che accompagnerà i film della SiC per i prossimi tre anni e infine la nascita della Casa della critica, uno spazio fisico che favorirà l’incontro. Ma prima di tutto questo, Paternò e la delegata generale Beatrice Fiorentino richiamano l’attenzione sull’arresto dei registi iraniani Panahi, Rasoulof e Al-Ahmad, chiedendone la liberazione. Un atto importante che trova un corrispettivo nelle parole di chiusura, con le quali la 37a edizione della Sic viene dedicata a Mantas Kvedaravicius, regista lituano ucciso in Ucraina.

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PASSANDO alle sette opere prime selezionate quest’anno, Fiorentino indica come linea di tendenza la ricerca della luce, del colore, dello spazio aperto e della comunità dopo due anni di chiusura dovuta alla pandemia. La tematica che caratterizza la maggioranza assoluta dei titoli è la questione dell’identità, una ricerca che ormai supera il genere nell’abbracciare la fluidità. «La proporzione rispecchia quella dei film che abbiamo avuto modo di vedere, non li abbiamo scelti perché aderivano ad un tema ma perché sono bei film, con uno sguardo che abbiamo apprezzato» spiega Fiorentino. Un altro elemento che viene giustamente dibattuto in sede di presentazione è la provenienza dei titoli selezionati: sono tutti europei tranne uno colombiano (Anhell69 di Theo Montoya) e il film di chiusura, marocchino (Queens di Yasmine Benkiran). Le ragioni vengono individuate negli effetti della pandemia che, si spera solo in maniera transitoria, hanno reso più complessa la produzione e la realizzazione di film in aree dove l’industria cinematografica è più fragile.
La Sic sarà aperta da Three nights a week di Florent Gouëlou, uno sguardo «dall’interno» sul mondo delle drag queen; il film italiano sarà invece Margini di Niccolò Falsetti, un lavoro sulla provincia, il punk e la voglia di trasformare il proprio luogo d’origine da parte di un gruppo di giovani musicisti, con un cameo di Zerocalcare. Sarà in sala dal 15 settembre.

DALLA FRANCIA arriva Beating sun di Philippe Petit, con protagonista Swann Arlaud nei panni di un architetto che intende riqualificare una piazza di Marsiglia; attesi dalla Serbia Dusan Zoric e Matija Gluscevic, che proporranno un’inquietante indagine del femminile in Have you seen this woman?. Il mondo dei senzatetto è al centro del lavoro della svedese Isabella Carbonell mentre una vera storia d’amore gay in seno all’esercito è stata trasposta in film dall’austriaco David Wagner. Chiude la selezione il gioco (serio) d’identità di una coppia in Skin deep del tedesco Alex Schaad.
Spazio poi alla sezione dei cortometraggi italiani realizzata in collaborazione con Cinecittà. Da segnalare il ritorno di Chiara Caterina, stavolta con un corto di fiction, La stanza lucida, dove la fine di un amore è colta tra sogno e veglia. Ci saranno poi Maria Guidone, Margherita Panizon, Lorenzo Fabbro e Bronte Stahl, Federico Russotto, Federico Fadiga. Infine, una proiezione speciale: O sangue, il film d’esordio di Pedro Costa presentato proprio alla Sic nel 1989, in versione restaurata.