Serie A, poche ore e si parte. Ecco gli anticipi Verona-Roma e Lazio-Bologna dopo un’estate di acquisti ipervalutati, di un mercato che ha fatto segnare uscite per mezzo miliardo di euro, sulla scia della ricca Premier League. In mezzo, l’arrivo – ancora non certo, perché carta o in questo caso un assegno coperto, canta – della proprietà cinese al Milan, l’ormai Godot-Mr. Bee, la rivoluzione all’Inter di Erick Thohir, la Juventus che perde Pirlo, Tevez, Vidal. E l’immancabile presenza del calcioscommesse che per poco non ha imposto una nuova riscrittura (e una partenza rinviata) del torneo.

Tutti allo stadio o davanti a tv, pc, iPad senza dimenticare le batoste rimediate dai club italiani nelle amichevoli in giro per il mondo, dall’Australia agli Stati Uniti sino alla Cina. Figuracce che forse ridisegnano la griglia delle favorite per lo scudetto e la zona Champions League. E già che ci siamo, la scatola nera non ha cancellato la terribile figura della Lega Calcio per la finale di Supercoppa italiana a Shanghai tra Juventus e Lazio, giocata su un campo di quinta serie con la tv cinese presa in giro sul web per la pessima qualità delle riprese.

In attesa del fischio d’inizio delle partite, a poco più di dieci giorni dal fischio finale del mercato, che potrebbe riservare qualche arrivo di livello, soprattutto alla Juventus, gli stessi bianconeri non sono più i favoriti per lo scudetto, sarebbe il quinto in fila. Sono arrivati calciatori di livello europeo come Khedira (spesso, troppo spesso infortunato), Mandzukic, Alex Sandro, forse il futuro terzino sinistro più forte in Europa, poi Dybala che per metà stagione a Palermo ha fatto voltare le teste dei top club europei, Rugani e Zaza. E la società bianconera, dopo un ciclo vincente con la finale di Champions League persa contro il Barcellona ha saputo cambiare, rinnovarsi, diversamente dall’Inter del Triplete 2010. Ma il peso specifico degli assi che hanno lasciato Torino, nonostante la presenza dello zoccolo duro, Buffon, Chiellini, Bonucci, Barzagli, Marchisio, rischia di pesare nel breve periodo. Solo l’acquisto di un top player in fase offensiva, un 10 classico oppure un’ala in grado di rovesciare il tavolo può rimettere la Juve davanti a tutte, mettendo un attimo da parte l’emergenza infortuni che ha messo per ora out Khedira, Marchisio, Morata.

Edin Dzeko
Edin Dzeko

La vera favorita per il titolo è la Roma. E non perché, forse per la prima volta, nei campetti virtuali dei vari quotidiani non c’è Totti tra i titolari. Anzi, il capitano giallorosso, con minuti di qualità nelle gambe a 39 anni potrebbe davvero essere il valore aggiunto, concentrato in pillole di carisma e talento in un attacco stellare. E’ arrivato Edin Dzeko, un piacere da vedere per i puristi del gioco, gol, assist, tecnica, forza fisica. Assieme a Kondogbia, la merce migliore arrivata in A. Ed è sbarcato a Roma dopo una sceneggiata che non ha portato dividendi proprio a nessuno, anche Salah. La Roma è riuscita anche ad autofinanziarsi, perdendo Romagnoli e Bertolacci, carte sicure per un futuro di qualità, ma il presente vale il prezzo del biglietto all’Olimpico. Solo Rudi Garcia e il rapporto divenuto complesso con la proprietà possono rovinare il piano romanista.

Dietro alla Roma, sullo stesso piano della Juve il Napoli di Maurizio Sarri. L’uomo della rivoluzione proletaria applicata al pallone: corrono tutti, soprattutto chi guadagna di più. Sarri che legge gialli e sa di cinema, spiega il presidente De Laurentiis. Il figlio della Bagnoli operaia al posto dell’aristocratico Benitez, che tra pregi ed errori era riuscito, soprattutto nel suo primo anno napoletano, a dare un gioco e una prospettiva internazionale al club azzurro. De Laurentiis finalmente ha centrato il mercato, riportando a casa un portiere vero (Reina), un centrale difensivo solido (Chiriches), centrocampisti di spessore, Valdifiori e Allan, con Hamsik di nuovo mezzala e Insigne provato dietro alle punte. Poi toccherà a Higuain mostrare di essere il più forte calciatore del campionato. Lo era anche l’anno passato, con un finale rovinoso che è costato l’Europa e tanti soldi al Napoli. Se quest’anno l’argentino ingrana la marcia (la passata stagione 30 reti senza mai mettere la quarta) e Sarri è in connessione sentimentale con De Laurentiis, gli azzurri sono almeno da podio.

Sulle milanesi invece giudici ancora riuniti. Sulla carta l’Inter sarebbe da zona Champions League, riscritta più volte da Mancini come un copione mai davvero convincente. Kondogbia – un giovane Yaya Touré -, Murillo, Miranda, Jovetic. Forse anche Perisic. Pezzi di qualità ma Mancini appare ancora lontano dall’assetto definitivo, perennemente alla ricerca di acquisti poi rinnegati come Shaqiri, spedito in Inghilterra dopo appena sei mesi di convivenza.
Mentre a Milanello, dopo la corte fallita ad Ancelotti si ci aggrappa alla grinta di Mihajlovic per ridare anima ai rossoneri. Bacca, Luiz Adriano, Bertolacci, Romagnoli, quartetto di valore ma manca ancora spessore, difensori e un regista da Milan. Aspettando Ibrahimovic, che da Parigi manda segnali e manda in azione Mino Raiola, che non da tempo non vive l’estate senza una commissione a vari zeri. Ibra racchiude speranze, per alcuni certezze di ritorno ai piani alti. A 34 anni sarebbe di nuovo la zattera cui appigliarsi. Forse troppo, anche se è ancora un top player.

Tra le altre un passo dietro la Lazio, che ha dato un senso alla grande cavalcata della passata stagione vincendo la gara d’andata (1-0) all’Olimpico contro il Bayer Leverkusen, preliminari di Champions League. Se a Lotito riesce il balzo ai gironi, servirà investire, parecchio. Ai laziali mancano alternative per le due competizioni, qualità e quantità per non ripetere l’exploit negativo dei cugini romanisti in Coppa, insidiati nelle loro certezze dall’1-7 contro il Bayern Monaco, poi eliminati, primo atto della discesa da gennaio a maggio, nonostante il secondo posto finale alle spalle della Juventus.

A Firenze c’è invece il nuovo corso Paulo Sousa, con il tiki taka in panchina, ritmi alti, verticalizzazioni e fiducia nei giovani Babacar e Bernardeschi. Poi c’è Giuseppe Rossi, uno di quelli da ammirare davanti alla tv o sugli spalti, come Cassano, di nuovo alla Samp nella stramba sceneggiatura di Ferrero per convincere il ct Conte a riservargli una casacca agli Europei francesi.