La situazione ucraina diventa ogni giorno più complessa, a confermare come l’esito della caduta di Yanukovich sia foriero di eventi collegati tra loro e in grado di modificare per sempre l’assetto dell’area. Ora tutti gli occhi sono puntati sulla Crimea, dove oggi arriveranno i sentaori russi da Mosca, come annunciato ieri, mentre a Kiev, con i neonazirti di Pravyi Sektor a presidiare piazze e strade (l’agenzia Interfax a questo riguardo ha raccontato di minacce di Settore destro, lamentate dalla procura della regione Volyn, nord ovest del paese), viene rinviata a giovedì la formazione del governo che dovrebbe portare il paese alle elezioni del 25 maggio e si annunciano le candidature alle presidenziali.

Nella giornata di ieri è giunta una notizia che potrebbe riguardare l’ex presidente Yanukovich, per il quale il parlamento ucraino ha chiesto il giudizio del tribunale internazionale. L’ex leader del paese è ancora oggi in una località non conosciuta, ma ieri la Reuters ha fatto sapere che uno dei suoi più stretti collaboratori, Andriy Klyuev, uno dei pochi che gli sarebbe rimasto fedele anche nella fuga da Kiev, sarebbe stato ferito sabato scorso, da colpi di arma da fuoco. Sarebbe vivo, salvo, e non ci sono conferme se Yanukovich fosse o meno insieme a lui. Questo fatto però lascia adito all’ipotesi che Yanukovich, possa anche essere in mano ai nemici, anziché in un luogo per lui sicuro. Nella giornata di ieri però l’attenzione è finita inesorabilmente sulla Crimea e sull’est del paese, quello tradizionalmente più filo russo.

Nella mattinata era stato il nuovo presidente ad interim di Kiev a lanciare un allarme: «Nelle regioni russofone, ha specificato Turchynov, c’è una forte opposizione alla cacciata di Yanukovich ed esistono pericoli di separatismo: rappresentano una grave minaccia, che il nuovo governo dovrà evitare».

Non a caso, i sostenitori del Fronte Crimea, filorussi, hanno manifestato ieri di fronte al Parlamento della Repubblica, a Simferopol, chiedendo una «risposta forte» agli sviluppi politici in corso a Kiev. Il Parlamento è stato convocato in sessione straordinaria oggi e alcuni deputati hanno proposto un referendum per l’indipendenza. A Sebastopoli ci sono state manifestazioni anti Kiev e filo russe ed è stata decisa la decadenza del sindaco suggerito da Kiev, Yatsuba, sostituito dal russo Chaliy. Il capo della polizia di Sebastopoli ha anche specificato, che i suoi uomini «non seguiranno gli ordini criminali di Kiev».

E proprio da Sebastopoli è arrivata la notizia più potenzialmente rilevante della giornata di ieri: secondo quanto appreso, blindati russi sarebbero pronti a intervenire; una disposizione data dal quartier generale della flotta del Mar Nero, utilizzando i suoi mezzi a disposizione in loco, secondo quanto comunicato dai media locali. Per ora, però, dal comando solo un no comment. Nel frattempo sono state costituite brigate di autodifesa, in particolar modo per tutelare il nuovo sindaco russo, dove anche ieri numerosi manifestanti hanno chiesto l’intervento di Mosca con slogan come «Russia noi siamo tuoi figli».

Inoltre, secondo il sito Lifenew.eu, ripreso dalle agenzie, «i cosacchi russi del Don sono pronti a sbarcare in Crimea per aiutare i loro connazionali nel braccio di ferro con Kiev. «Siamo pronti ad aiutare, a dare una mano per la pace in zona», dice Aleksandr Tseriuta, leader dei cosacchi della regione di Rostov sul Don. Già oggi si sono mobilitati per la partenza immediata in 50, e un migliaio sono disponibili a seguire il loro esempio. Intanto seguono corsi corsi di lotta e autodifesa».

A Kiev intanto proseguono le operazioni politiche: rinviata la data di formazione del governo, si presuppone che i candidati alla presidenza possano essere, principalmente, quattro persone: il leader di Udar, l’ex campione mondiale di pugilato Vitali Klitschko, il leader del partito Patria Arseny Yatseniuk (quello dell’ex premier Iulia Timoshenko di cui Yatseniuk è fedele alleato da tempo), il presidente del partito di estrema destra Svoboda Oleg Tiaghnibok, e la stessa Timoshenko. Ieri ha annunciato di voler correre anche Mikhail Dobkin, capo dell’amministrazione regionale filorussa di Kharkov. Per quantor riguarda Tiaghniok, del partito Svoboda (Libertà), fino al 2004, vale a dire prima della formazione di Svoboda, militava nel partito nazional socialista ucraino, accusato di essere xenofobo, antisemita e che non nascondeva, come del resto Svoboda, caratteristiche neo naziste.
Importanti, infine, le modifiche apportate dal ministro dell’interno di Kiev: sono stati rimossi il capo del dipartimento di pubblica sicurezza e i comandanti della polizia delle regioni di Kiev, Dnipropetrovsk, Cerkasy e della Transcarpazia.

Il nuovo ministro dell’Interno ad interim, Arsen Avakov, ha inoltre ordinato un’inchiesta su alcuni dirigenti di polizia accusati di abuso di potere. L’inchiesta è condotta da una commissione di 29 funzionari del ministero.