«Quello che è successo a Ischia con il sisma di lunedì scorso ha la sua origine nella mancanza di pianificazione territoriale, una condizione molto diffusa da Roma in giù, capitale inclusa»: Vezio De Lucia è uno dei maggiori urbanisti italiani, padre del Piano regolatore di Napoli, approvato nel 2004.

 

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De Lucia, Ischia è un caso particolarmente grave o l’abusivismo è un problema diffuso?

L’isola partenopea ne è un esempio ma tutto il meridione è attraversato da fenomeni di edificazione selvaggia. Al Nord non ci sono le stesse proporzioni. Una grande responsabilità è anche della sinistra. Nel 1983 venne varata la prima sanatoria dal governo Craxi: il sindaco comunista di Ragusa, Paolo Monello, capeggiava la rivolta affinché gli abusivi pagassero oneri più bassi. C’era un vasto consenso intorno alla sua battaglia: una parte del Pci voleva che il condono non fosse oneroso. Alla fine Monello diventò anche parlamentare. Da allora si è sdoganata una politica che ha lasciato mano libera al privato anche nel centrosinistra e nel suo maggior partito, lungo tutti i suoi cambi di nome.

Cosa c’è di differente nelle regioni del centro nord?

Al Nord e, in particolare, nelle «regioni rosse» ci sono amministrazioni comunali forti e tecnici preparati. Al Sud il tessuto della macchina pubblica è fragilissimo. L’abusivismo è una scorciatoia quando mancano la pianificazione del territorio e le politiche per la casa, anche se così quasi nobilitiamo gli amministratori. Tollerare è diventato uno standard. A Ischia il numero delle richieste di condono è tale da superare una a famiglia, questo determina un blocco elettorale fortissimo. Eppure chiudere gli occhi provoca una serie di effetti negativi: crolli, nubifragi, degradazione ambientale fino a impattare su settori come il turismo. Ci vorrebbero norme che consentano di intervenire immediatamente, invece si innesca l’iter amministrativo, intanto la casa viene abitata e così cominciano le pressioni per non lasciare le famiglie senza un tetto.

Il ddl Falanga rende possibile eludere gli abbattimenti, stessa filosofia per la legge voluta dal governatore campano ma bocciata dal governo. Sono provvedimenti che possono sanare il problema?

Favoriscono l’abusivismo con conseguenze disastrose. La norma del governatore Vincenzo De Luca, ad esempio, ha due elementi gravi: affida ai comuni la decisione su cosa salvare dalle ruspe, ciò al livello soggetto in via diretta alla pressione degli abusivi. A Ischia ci sono 600 richieste di demolizione pendenti, tutte emesse dalla magistratura, nessuna dai comuni. E poi rende commerciabile l’immobile. Una casa abusiva non ha un valore di mercato; con il provvedimento regionale, il comune l’acquisisce per poi affittarlo o venderlo a prezzi calmierati, così lo legalizza e rende poi possibile metterlo in vendita.

De Luca dice che è impossibile abbattere 70mila immobili abusivi, troppo alti i costi e il materiale da smaltire.

Quando si è deciso di abbattere lo si è fatto, anche in condizioni difficili. A Eboli l’allora sindaco Gerardo Rosania, dal 1998 al 2001, fece abbattere 472 villette abusive costruite dagli anni Sessanta agli anni Ottanta sul demanio pubblico, lungo la pineta sulla fascia costiera. Le aveva realizzate la camorra. Ci volle l’impegno dell’esercito e della prefettura.

Il senatore Falanga, De Luca e i 5S chiedono di salvare gli abusi di necessità. Poi ci sono quelli che hanno presentato domanda di sanatoria, pagato l’onere e aspettano da 30 anni una risposta.

Gli abusi di necessità sono finiti da 50 anni. In quanto alle domande giacenti, la maggior parte dovrebbe essere destinataria di un diniego, l’impiegato lo sa e la mette da parte e lì resta, nel limbo. C’è molta connivenza anche negli uffici. L’unico modo è tenere una linea ferma. Come fatto a Napoli: il Piano regolatore del 2004 è a consumo di suolo zero, l’unico caso di grande comune in Italia, però non si cita mai. Si preferisce ricordare Cassinetta di Lugagnano, 2mila abitanti in provincia di Milano, e non Napoli. Resiste l’immagine de Le mani sulla città, il film di Francesco Rosi, che però non vale più. Il Piano regolatore ha posto dei principi che si sono affermati e hanno condizionato anche l’accordo col governo su Bagnoli, raggiunto a luglio.

A Ischia lamentano che la rigidità dei divieti, alla fine, innesca la necessità di trasgredire

Ogni pianificazione urbanistica, legge o piano lascia dei margini per adeguare o migliorare le condizioni degli edifici che necessitano lavori. E comunque l’interesse pubblico deve essere la stella polare dell’azione amministrativa.