Esistono campi di concentramento per gli operai ucraini in Polonia. È quanto emerge da una documentata inchiesta pubblicata del giornale moscovita Vzglyad in collaborazione con alcuni giornali polacchi e ucraini. In una fabbrica di produzione di semilavorati alimentari vicino a Cracovia è stato scoperto un lager per lavoratori migranti. Gli operai, in gran parte ucraini, come denunciato dal quotidiano di Varsavia Gazeta Stolyza vivono in un pensionato all’interno dello stabilimento e possono abbandonarlo solo su autorizzazione dei padroni o delle guardie. Dal misero salario vengono poi detratti i soldi per il mangiare e il posto-branda. Per gli ucraini sono state approntate divise con i colori nazionali del Tridente per riconoscerli da quelli autoctoni. Una pratica ignobile che ha provocato la reazione inorridita dell’opinione pubblica.

Vitaly Machinenko del sindacato dei migranti ucraini in Polonia “Solidarietà Operaia”, denuncia: «È solo la punta dell’iceberg. In gran parte dei posti di lavoro per noi ucraini non esiste salario minimo, ferie o protezione da infortuni».

Per il ministero degli interni polacco, lavorano nel paese almeno 2 milioni di ucraini e il loro numero continua ad aumentare. Ma se nei primi anni duemila si trattava in gran parte di stagionali, oggi arriva forza-lavoro che si trascina dietro di sé la famiglia, attratta da salari di supersfruttamento di 500-600 euro ma comunque ben superiori ai 150-200 che ottengono in patria. «Solo nella provincia di Uzgorod negli ultimi anni sono stati concessi ben 179mila permessi di soggiorno a cittadini ucraini» spiega l’amministratore locale Jakob Dudzryak, E negli ultimi 2 anni gli autobus che fanno la spola quotidiana tra le città ucraine e polacche sono aumentati di 100 unità per rispondere alla domanda, di un paese in rapida crescita, di lavoratori mansueti e facilmente ricattabili. «I nostri concittadini spesso lavorano senza contratto: così quando sorge un problema l’azienda chiude o cambia denominazione e noi non sappiamo come difenderli». Qualche tempo fa la stessa procura polacca ha fatto arrestare l’imprenditore Agnezk G. che nella città di Vlozklav aveva costruito «un vero e proprio campo di concentramento» per lavoratori ucraini. All’inizio del lavoro l’operaio doveva consegnare il proprio passaporto all’azienda ed era costretto a restarci per almeno 3 mesi, pena il non pagamento dei salari arretrati. E come scrive la procura nella denuncia penale «al lavoratore erano sottratti 250 dollari per ogni giorno non lavorato senza giustificazione».

«Si sta imponendo un modello di rapporti di lavoro che somiglia alla schiavitù – afferma il giornalista ucraino Oleg Khavic – ci sono almeno 3 aziende edili polacche che inviano in Ucraina orientale bus per reclutare forza-lavoro per i propri cantieri, poi costretta a lavorare in condizioni inumane senza poter tornare a casa se non dopo aver terminato la costruzione dell’edificio».