Violento attacco dell’ambasciata di Israele presso la Santa sede nei confronti del cardinale segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, colpevole di aver affermato che l’operazione militare israeliana contro la popolazione palestinese di Gaza è «sproporzionata».

«È una dichiarazione deplorevole» ed «errata» che non considera «il quadro generale», si legge in una nota nell’ambasciata di Israele. Il progetto terroristico di Hamas «è stato attivamente sostenuto dalla popolazione civile locale», «i civili di Gaza hanno anche partecipato attivamente all’invasione non provocata del 7 ottobre nel territorio israeliano, uccidendo, violentando e prendendo civili in ostaggio», prosegue il comunicato. Si tratta di «crimini guerra», mentre le operazioni delle forze armate di Israele «si svolgono nel pieno rispetto del diritto internazionale». In ogni caso sono meno cruente di quelle condotte in passato dalla Nato e dai Paesi occidentali in Siria, Iraq e Afghanistan, dove per ogni «terrorista» ucciso venivano sterminati «nove o dieci civili». Mentre a Gaza, «nonostante il campo di battaglia sia molto più complicato», «per ogni militante di Hamas ucciso hanno perso la vita tre civili», riporta la cinica contabilità della nota dell’ambasciata israeliana in Vaticano. Quindi «la responsabilità della morte e della distruzione a Gaza» è «di Hamas e solo di Hamas», che ha trasformato Gaza «nella più grande base terroristica mai vista».

È chiaro che per Israele anche il papa dovrebbe indossare l’elmetto e imbracciare il fucile contro Hamas. È bastato infatti che martedì sera il segretario di Stato Vaticano, a margine del tradizionale incontro bilaterale tra Chiesa e Stato in occasione della revisione dei Patti lateranensi, dopo aver ancora una volta condannato l’azione di Hamas del 7 ottobre e ogni forma di antisemitismo, chiedesse che «il diritto alla difesa di Israele» sia «proporzionato» e aggiungesse che «certamente con trentamila morti non lo è», per scatenare la reazione scomposta dell’ambasciatore Raphael Schutz. Il quale peraltro lo scorso ottobre, intervistato da Avvenire, aveva espresso grande apprezzamento nei confronti dello stesso Parolin, che si era recato in ambasciata a portare la solidarietà sua e del pontefice.

La risposta della Santa sede, sebbene indiretta, non si è fatta attendere: ieri sera le parole di Parolin, accostate a quelle molto critiche verso Netanyahu della scrittrice ebrea sopravvissuta ad Auschwitz Edith Bruck, sono state rilanciate dai media vaticani in un editoriale dal titolo eloquente: «Fermare la carneficina». In cui si legge che «nessuno può definire quanto sta accadendo nella Striscia un “danno collaterale” della lotta al terrorismo. Il diritto alla difesa, il diritto di Israele di assicurare alla giustizia i responsabili del massacro di ottobre, non può giustificare questa carneficina».