La notizia della scomparsa, ieri, del 14enne israeliano Binjamin Achimair dalla colonia di Malachei Shalom nella Cisgiordania occupata ha riportato la mente alla fine della primavera di dieci anni fa. Il 12 giugno 2014 tre coloni – Eyal Yifrach, Gilad Shaer e Naftali Fraenkel – furono rapiti nei pressi del blocco coloniale di Gush Etzion.

Ritrovarono i cadaveri il 30 giugno. In mezzo, Israele lanciò l’operazione Brother’s Keeper: la Cisgiordania fu messa a ferro e fuoco, sette palestinesi uccisi, oltre 550 arrestati, e poi perquisizioni violente nelle case, raid nei villaggi, permessi di lavoro ritirati.

LA VENDETTA più orribile se la prese un gruppo di coloni: all’alba del 2 luglio rapirono un ragazzino palestinese di 14 anni dal campo profughi di Shuafat, Mohammed Abu Khdeir. Lo picchiarono e lo costrinsero a bere benzina, poi lo bruciarono vivo. Ai primi, sporadici, bombardamenti su Gaza seguì l’8 luglio 2014 l’inizio dell’offensiva Margine protettivo, prima dell’attuale Spada di Ferro la peggiore in termini di distruzione e vittime (oltre 2.250).

A fine luglio la Bbc scoprì che il premier Netanyahu sapeva fin da subito che i tre erano stati uccisi, ma lo tenne nascosto per raggiungere un livello di violenza ed esasperazione tale da giustificare – ai suoi occhi – l’attacco contro Gaza.

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Ieri le violenze si sono riaccese subito in tutta la Cisgiordania, da mesi sottoposta a un’enorme violenza armata. In serata non si avevano notizie di Achimair: secondo la polizia, ha lasciato la fattoria con le greggi, le pecore sono tornate senza di lui. Al momento la polizia non si sbilancia, se si tratti di un rapimento e se siano coinvolti dei palestinesi.

A cercarlo è l’esercito che ha compiuto raid in diverse comunità palestinesi. In una, al-Mughayyir, alle porte di Ramallah, le scene peggiori: scontri sono scoppiati durante il raid dell’esercito e un palestinese, Jihad Afif, è stato ucciso, dieci feriti (dal 7 ottobre sono 462 i palestinesi uccisi in Cisgiordania, di cui 117 bambini, 4.750 i feriti e oltre 8.100 gli arrestati).

A PREOCCUPARE è soprattutto il movimento dei coloni, da mesi impegnato a esercitare una violenza senza precedenti, con una rinnovata copertura politica e governativa. Al-Mughayyir è stata presa d’assalto dai coloni: hanno aperto il fuoco (hanno ucciso loro Afif) e dato alle fiamme case e auto, riporta la stampa israeliana. I residenti hanno risposto con pietre e molotov. Qualche ora più tardi nel mirino dei coloni è finita il villaggio di Khirbet Abu Falah: quattro palestinesi feriti e auto date alle fiamme.

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In mattinata a Tubas, nel nord della Cisgiordania, due palestinesi sono stati uccisi e due feriti mentre viaggiavano in auto nel campo profughi di Al-Far’a, nel pieno di un’incursione. A sparare sono stati i militari israeliani che hanno poi arrestato un paramedico mentre accompagnava un ferito in ospedale.

Una delle vittime sarebbe Muhammad Rasoul, leader del Battaglione di Tubas e figlio di Omar Daraghmeh morto in prigione dopo il 7 ottobre e mai restituito alla famiglia, riportava ieri Nida Ibrahim, la corrispondente di Al Jazeera: «Tubas è una zona tranquilla – ha detto – dove i palestinesi spesso lavorano in agricoltura. Ma di recente abbiamo visto giovani uomini unirsi e formare un battaglione di combattenti. È una novità rispetto ad altre città dove ce ne sono di attivi da anni. Qui dicono che i raid israeliani spingono sempre più persone a scegliere le armi per affrontare Israele, a dire che la resistenza armata è l’unico modo di combattere».

NELLE STESSE ORE la ong israeliana Kerem Navot rendeva noti altri dati, le confische di terre palestinesi in Cisgiordania. Siamo ad aprile e il 2024 è già anno record: Israele ha confiscato – dichiarandoli proprietà dello stato – oltre 1.110 ettari, di cui circa 800 nella Valle del Giordano. Il record precedente risale al 1999 con 520 ettari confiscati in dodici mesi.

Probabile, spiega Kerem Navot, che le terre saranno destinate alla costruzione di nuove colonie o all’ampliamento di quelle esistenti. Il tutto mentre, negli ultimi sei mesi, almeno 21 comunità palestinesi sono scomparse, cacciate con la forza dalla violenza dei coloni.