Dopo un lunghissimo travaglio, durato settimane, oggi dovrebbe vedere la luce la segreteria Pd dell’era Schlein. L’annuncio era previsto per ieri, ma per quadrare tutti i delicati equilibri interni, compresa l’esigenza di aprirsi a figure esterne, il tempo non è stato sufficiente.

LA PRIMA NOVITÀ È CHE non ci saranno vicesegretari, ed è un inedito nella storia del Pd. La squadra sarà composta da una ventina di persone, rispettando la parità di genere. I ruoli più pesanti saranno quelli del coordinatore e del responsabile dell’organizzazione per i quali è in pole position Gaspare Righi, da ormai un decennio stretto collaboratore di Schlein.

Quasi certi anche i ruoli di responsabile esteri (Peppe Provenzano), economia (Antonio Misiani) e diritti civili (Alessandro Zan). Marco Furfaro potrebbe essere coordinatore o titolare della delega alla comunicazione, che già aveva ricoperto nella segreteria di Zingaretti. Altri nomi certi in quota Schlein sono Marco Sarracino (probabile una delega al sud), l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi, la consigliera regionale del Lazio Marta Bonafoni e il piemontese Andrea Pacella.

Molto probabile l’arrivo del giornalista Sandro Ruotolo, con una delega alla legalità. Per gli ex Articolo 1 è previsto l’ingresso in squadra di Maria Cecilia Guerra (già viceministra del lavoro e sottosegretaria all’economia), che dovrebbe occupare la prestigiosa casella del lavoro.

MOLTO COMPLICATO IL NODO della rappresentanza della minoranza interna guidata da Stefano Bonaccini. Il governatore emiliano ha fortemente voluto una segreteria unitaria, anche a costo di scontentare alcuni suoi sostenitori più polemici verso la segretaria. I nomi certi sono quelli di Davide Baruffi, sottosegretario di Bonaccini in Emilia Romagna (che dovrebbe guidare gli enti locali) e di Alessandro Alfieri, coordinatore di Base riformista, che avrà una delega a riforme e Pnrr.

Secondo i rumors delle ultime ore non dovrebbero entrare Pina Picierno e Simona Bonafè, mentre l’ex capogruppo alla Camera Debora Serracchiani è data come molto probabile alla giustizia, ma in rappresentanza dei neoulivisti, il gruppo (composto da molti lettiani) che si è formalmente staccato dalla minoranza favorendo l’elezione di due capigruppo vicini a Schelin nei due rami del Parlamento.

NONOSTANTE L’INGRESSO di Alfieri, Base riformista, la corrente degli ex renziani, è in agitazione. L’accusa rivolta a Bonaccini, a microfoni spenti, e di «aver fatto una partita per sé, ottenendo un accordo al ribasso». E ancora: «È voluto entrare in segreteria ad ogni costo, e l’area riformista è uscita indebolita e sottorappresentata dalla trattativa». La presenza di Alfieri indica però che il leader di quell’area, Lorenzo Guerini, ha accettato la mediazione.

Non è chiaro se Schlein abbia deciso di non avere vice per non doverne nominare uno della minoranza (come sostengono gli ex renziani). Pare che la minoranza si fosse impuntata su Alfieri, e alla fine Schlein, che non era d’accordo su quel nome, ha risolto il problema eliminando il ruolo.

Al netto delle inevitabili delusioni, la trattativa è arrivata in porto. E questo indica che Schlein e Bonaccini ancora una volta hanno trovato un accordo. Come era già successo per la presidenza del partito affidata al governatore e (seppur con più difficoltà) per la scelta dei due capigruppo Chiara Braga e Francesco Boccia.

L’ULTIMO SCOGLIO RESTA quello degli uffici di presidenza dei gruppi parlamentari, e in particolare dei vice capigruppo. Per questa postazione alla Camera potrebbe essere confermata la bonacciniana Simona Bonafè, incerto il ruolo di Piero De Luca che è attualmente vicecapogruppo. Dal suo destino può dipendere anche quello del conflitto che si è aperto in Campania tra la segretaria e il governatore Vincenzo De Luca.

Con il varo della segreteria, Schlein vorrebbe mettersi alle spalle gli equilibri interni per dedicarsi full time all’opposizione in Parlamento e nelle piazze. Dal Nazareno arriva il dato di 20mila iscritti in più dal 26 febbraio, data delle primarie. Un risultato che viene definito «straordinario». Ora la sfida è confermare questo trend di crescita.