I due segretari della Spd candidano Olaf Scholz come successore di Angela Merkel alle elezioni dell’autunno dell’anno prossimo. L’annuncio ufficiale ieri mattina a Berlino al termine della riunione del comitato esecutivo che ha votato all’unanimità l’attuale ministro delle Finanze.

«Olaf ha la “stoffa” del cancelliere» riassumono Saskia Esken e Norbert Walter-Borjans, leader della sinistra socialdemocratica che lo scorso dicembre lo avevano clamorosamente sconfitto alle primarie Spd. Una mossa tutt’altro che scontata, ma non certo a sorpresa: il 28 luglio l’istituto demoscopico Kantar ha fotografato l’ex «sindaco-sceriffo» di Amburgo come candidato ideale per il 42% dei tedeschi.

Percentuale da record, inimmaginabile prima dell’emergenza Coronavirus, che cresce fino al 72% tra gli iscritti del partito. Surclassati i diretti concorrenti: il ministro del Lavoro, Hubertus Heil, e la ministra della Famiglia, Franziska Giffey, godono rispettivamente del 19 e 16% dei consensi nei sondaggi, mentre i due segretari non superano l’11%.

IN QUESTA CORNICE pre-elettorale Scholz, rappresentante della destra Spd, diventa “naturalmente” il cancelliere in pectore della Spd che (sempre secondo Kantar) domenica scorsa valeva il 15% dei voti contro il 38% della Cdu e il 18% dei Verdi.

Anche se la motivazione ufficiale appare diversa: «In questi mesi di collaborazione abbiamo sperimentato Olaf Scholz come partner affidabile orientato al lavoro di squadra. Uno che può e vuole lottare per una politica socialdemocratica e che condivide la nostra stessa visione della società» puntualizza Esken.

Nella sostanza, Scholz è l’uomo che ha archiviato il tabù del debito-zero ereditato dal predecessore Wolfgang Schäuble, dando il via libera al maxi-deficit di bilancio pari a 218 miliardi di euro che comporterà la crescita del rapporto debito-Pil fino al 77% alla fine dell’anno.

Denaro a pioggia, distribuito a tutte le categorie economiche e sociali: il vero salvagente per la Germania che ben prima del Covid-19 era entrata in recessione tecnica.

Tuttavia, è impossibile non rilevare che l’investitura di Scholz rappresenta «la fine della corrente di sinistra della Spd» come sostiene la Taz. Anche se la geometria delle alleanze per il post-Merkel non avrà più come cardine i cristiano-democratici ma la Linke e probabilmente i Verdi.

«La Spd sarà la forza trainante di una coalizione che mette al centro la coesione sociale. Escludere l’opzione dell’alleanza con la Sinistra significa far vincere i difensori del business as usual sintetizza Walter-Borjans, sostenuto dal capogruppo al Bundestag, Rolf Mützenich, e dallo stesso Scholz.

ALLO STESSO TEMPO la Spd considera come possibile partner di un «governo social-ecologista» anche i Verdi, «nonostante ci sia ancora bisogno di chiarimenti».

IN OGNI CASO con la nomina di Scholz i socialdemocratici abbandonano l’orizzonte tracciato dopo le primarie dell’anno scorso. L’ala sinistra aveva conquistato la segreteria promettendo il ritorno alla vocazione «radicale», in aperta opposizione alla linea «governista» dell’attuale vice-cancelliere.

«La nuova idea di Esken e Walter Borjans dell’asse rosso-rosso-verde però non appare più come il punto di partenza, ma piuttosto il segnale di addio della sinistra interna che sembra non avere più nulla da offrire – annota la Taz – La Spd è tornata in modalità normale, e da oggi il potere è di Scholz».

In particolare «i socialdemocratici seguono la tendenza dei laburisti britannici e dei democratici Usa». Ovvero «un candidato di “destra” in un partito moderatamente di sinistra, con la Spd che sceglie di essere presente per le stelle nascenti del capitalismo digitale e non per i perdenti» rileva ancora il quotidiano della sinistra indipendente.

COMUNQUE, DOPO ANNI di cogestione della Bundesrepublik, la Spd si libera dalla gabbia della Grande coalizione con Angela Merkel, immaginando il proprio futuro politico lontano dalla stampella democristiana. Esattamente ciò che chiedevano gli Jusos, l’ala giovanile del partito guidata dal “ribelle” Kevin Kuhnert ancora per poco. Il 31 enne, nemico dichiarato della vecchia guardia Spd, si dimetterà dalla presidenza dei giovani socialisti per candidarsi al Bundestag all’inizio di novembre. Obiettivo: «Contare di più».