Se nei decenni a cavallo tra il secolo scorso e quello in corso vi è capitato di dover pagare cifre esorbitanti per ottenere medicine della Novartis, la colpa è della Grecia. Il motivo è presto detto: per ragioni statistiche che sarebbe lungo illustrare, per un bel po’ di tempo la Grecia è stata un paese di riferimento per il prezzo dei medicinali per tutti i paesi europei e anche per 30 extraeuropei. In altre parole, i greci contribuivano a stabilire il prezzo e il resto del mondo lo pagava.

È questa l’origine di un clamoroso scandalo di corruzione che nel 2020 ha costretto la multinazionale elvetica a ricorrere a una sistemazione extragiudiziale con le autorità statunitensi versando un rimborso che superava i 340 milioni di dollari.

Gli Stati Uniti infatti avevano svolto un ruolo importante nel rivelare uno scandalo di dimensioni internazionali. Hanno fornito alle autorità greche le testimonianze di ex funzionari del colosso farmaceutico i quali rivelavano il meccanismo di bustarelle che determinava l’aumento del prezzo e l’acquisto preferenziale del prodotto Novartis dal Sistema Sanitario Nazionale greco anche durante i durissimi anni dei feroci tagli importi dall’eurozona e dal Fmi.

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In base alle rivelazioni inviate dall’Fbi alle autorità greche, oltre ai medici e ai funzionari, robuste tangenti sarebbero andate anche ai tre ministri che si sono succeduti alla Salute nel periodo in esame. Due conservatori (Nuova Democrazia) e uno socialista (Pasok).

Eleni Touloupaki
Eleni Touloupaki

All’epoca ad Atene governava Alexis Tsipras, il quale nel 2017 passa l’affare Novartis nelle mani della Procura contro la Corruzione, a capo della quale c’era la procuratrice Eleni Touloupaki. Una magistrata che in due anni ha svolto con grande coraggio un ottimo lavoro di verifica e di controllo delle deposizioni dei testimoni.

Un lavoro particolarmente difficile e delicato perché portato avanti mentre quasi tutti i media del paese le gettavano addosso un uragano di calunnie e veri e propri insulti. «È stato un sistema che ha agito in maniera organizzata, sistematica, con bombardamenti a tappeto. Il fatto stesso che sono ancora in piedi e continuo a lottare è un vero miracolo, per chiunque abbia passato una prova simile», commenta ora Touloupaki.

Intanto, quando Kyriakos Mitsotakis ha assunto il governo, è capitato per puro caso che i due imputati di Nuova Democrazia fossero scagionati e uno di loro, Adonis Georgiadis, è stato promosso a vice presidente di Nuova Democrazia e ministro dello Sviluppo.

È rimasto un ultimo imputato, il socialista Andreas Loverdos. Ma sembra sia solo questione di tempo che anche lui sia assolto su pressione governativa, visto che non c’è legge della destra in Parlamento che non sia votata anche da Loverdos.

Secondo il governo Mitsotakis, l’Fbi e altre autorità internazionali hanno preso un abbaglio: non c’è stato alcuno scandalo Novartis e tutto era una macchinazione del precedente governo di Syriza.

Eleni Touloupaki
Contro di me un sistema che ha agito in maniera organizzata, sistematica. Ma la lotta di Davide contro Golia non è ancora finita.

Ho incontrato Touloupaki nell’ufficio del suo avvocato, di fronte al Museo Archeologico, nel cuore di Atene. Mi trovo di fronte una signora gentile e cordiale che dietro ai sorrisi nasconde un magistrato onesto e combattivo, deciso a compiere il suo dovere a ogni costo.

«Da quando ho preso in mano il caso Novartis – racconta – mi hanno svaligiato due volte la casa, sottraendo solo documenti e appunti privati. Sono stata minacciata e si è fatto di tutto per intimidirmi, ma senza riuscirci».

La vittoria elettorale della destra nel 2019, quando Mitsotakis è diventato premier ha completamente ribaltato la scena: Touloupaki è stata di colpo esautorata, abolendo con un decreto legge la Procura contro la Corruzione, con l’evidente presupposto che la Grecia è un paese angelico in cui la corruzione politica è sconosciuta. «La campagna di calunnie contro di me è ancora più grave poiché si è svolta in un paese dell’Europa meridionale in cui la corruzione politica imperversa», commenta la procuratrice.

Indifferente alla tempesta di insulti mediatici e alle calunnie contro di lei, Touloupaki aveva sempre evitato ogni contatto con i giornalisti. Questa è la prima volta che accetta di parlare, perché è convinta che lo scandalo Novartis non deve rimanere impunito e deve avere una dimensione informativa a livello europeo, vista la censura vigente in Grecia.

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«La lotta di Davide contro Golia non è ancora finita. Ritengo sia stato un grande onore per me indagare e sanzionare questo enorme scandalo di corruzione che ha danneggiato l’interesse pubblico e ha escluso migliaia di miei concittadini dal diritto alla salute nel momento stesso in cui alcuni si arricchivano illegalmente alle spalle del popolo greco».

Le chiedo come si è sentita di fronte alla totale indifferenza mostrata dai suoi colleghi della magistratura greca quando il premier l’ha esautorata in maniera del tutto arbitraria. Mi risponde con un sorriso. Mi spiega che in questo paese l’indipendenza del potere giudiziario è solo un articolo della Costituzione. Promozioni e carriere dei magistrati dipendono dal governo. Conclusione: «Sono pochi quelli disposti a giocarsi la carriera».

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Ma c’è speranza: Mitsotakis, non contento del suo golpe alla Procura contro la Corruzione, ha voluto anche far processare per la presunta «macchinazione» la stessa Touloupaki, l’ex ministro della Salute di Syriza e il giornalista investigativo Kostas Vaxevanis, che ha reso noto lo scandalo al pubblico greco.

Ma l’operazione è fallita: tutti e tre sono stati assolti. Nessuna macchinazione, nessun complotto. «Non sono il tipo che si arrende», mi dice Touloupaki congedandosi mentre mi accompagna alla porta.