Nuova offensiva del governo greco contro l’informazione. Questa volta sono presi di mira direttamente tre cronisti scomodi, imputati per aver fatto il loro lavoro. Si tratta dei giornalisti Yianna Papadakou, Kostas Vaxevanis e Alexandros Tarkas, tutti notissimi al pubblico greco per le loro coraggiose inchieste, incentrate soprattutto sulla corruzione politica.

Ed è proprio uno di questi casi di corruzione a portarli ora di fronte al giudice. Si tratta dello scandalo delle tangenti elargite dalla multinazionale farmaceutica Novartis, scoppiato anni fa negli Stati uniti e risolto nel 2020 con un accordo extragiudiziale concluso con il ministero della Giustizia e l’Autorità di Controllo della Borsa statunitense. Come risarcimento la Novartis ha dovuto versare la somma di 346,7 milioni di dollari.

Lo scandalo ha anche una coda greca, ancora aperta: manager greci della Novartis hanno spontaneamente deposto davanti alla giustizia americana riguardo alle tangenti versate dalla multinazionale a capi del governo e ministri della Sanità dei governi greci dei decenni precedenti, guidati da Nuova Democrazia (destra) e Pasok (socialisti). Fino a qualche anno fa la Grecia era molto importante per le industrie farmaceutiche. Era infatti il punto di riferimento per la definizione del prezzo dei farmaci a livello europeo. La corruzione, che è andata avanti per anni, mirava a mantenerlo alto in tutta Europa.

Sia l’attuale governo di Nuova Democrazia che il Pasok, ora all’opposizione, hanno fatto di tutto per affossare lo scandalo. Hanno abolito la Procura Anticorruzione e cacciato la coraggiosa pm Eleni Touloupaki che conduceva le indagini. Ora il delicato tema è affidato a un Tribunale Speciale costruito ad hoc, non particolarmente attivo nell’indagare sui politici impuntati. Uno dei quali, Adonis Georgiadis, è attualmente ministro dello Sviluppo e vicepresidente del partito di governo. Il secondo imputato è Andreas Loverdos, che pochi mesi fa aspirava alla leadership del Pasok. Le indagini contro altri grossi nomi coinvolti (gli ex premier Samaras e Papademos, l’ex commissario europeo Avramopoulos, l’ex presidente del Pasok Venizelos e altri) sono state sospese. Oltre che contro i tre cronisti che devono rendere conto della loro azione giornalistica, il Tribunale Speciale di Nuova Democrazia ha promosso mesi fa azione penale anche contro Dimitris Papangelopoulos, ex magistrato e ministro della Giustizia del governo Tsipras.

L’ipotesi accusatoria è che i tre giornalisti abbiano indagato sullo scandalo su ordine di Papangelopoulos e in combutta con la pm Touloupaki, al fine di diffamare i ministri di Nuova Democrazia e del Pasok. Il fatto che l’indagine fosse partita dagli Stati uniti per l’accusa è un irrilevante dettaglio. Come è irrilevante, e scandaloso dal punto di vista legale, il fatto che i giornalisti debbono rendere conto delle loro inchieste mentre il dossier dello scandalo Novartis rimane ancora aperto presso la procura di Atene, visto che neanche i magistrati più ligi alle direttive del governo hanno avuto il coraggio di archiviarlo.

Il tardivo accanimento contro tre nomi di spicco del giornalismo greco è un’«operazione di intimidazione al fine di metterci il bavaglio» ha commentato Kostas Vaxevanis. Questo in un paese in cui i giornalisti vengono assassinati e in tv trionfa la propaganda governativa. Vaxevanis, l’ultimo convocato, è editore e direttore del giornale domenicale Documento, vera spina nel fianco del governo. Yianna Papadakou è giornalista televisiva, ha lavorato per molti anni all’emittente pubblica Ert per poi continuare le sue inchieste in altre emittenti. Alexandros Tarkas si occupa principalmente di questioni militari e ha condotto indagini sulla corruzione in questo campo.

Il nuovo attacco al giornalismo è stato unanimemente condannato dall’Ordine dei Giornalisti greci ma anche dal Centro Europeo per la Libertà di Stampa e dei Media (Ecpmf) che ha espresso la sua «preoccupazione per il continuo peggioramento della situazione in Grecia».