I toni aspri sono rari in diplomazia, soprattutto nei confronti di alleati. Ieri, con un comunicato congiunto degli Esteri e della Difesa, Parigi ha reagito con particolare virulenza alla notizia arrivata dall’Australia sulla rinuncia da parte di Canberra all’acquisto di 12 sottomarini a propulsione convenzionale, il «contratto del secolo» da più di 50 miliardi (8 per la parte francese): «La Francia prende atto delle decisione appena annunciata», una «decisione contraria allo spirito e alla lettera della cooperazione che prevaleva tra Francia e Australia, basata su relazioni di fiducia». I due ministeri puntano il dito contro Washington e condannano «una scelta americana che porta a scartare un alleato e partner europeo come la Francia da una partnership strutturante con l’Australia, nel momento in cui facciamo fronte a sfide senza precedenti nella regione indo-pacifica».

Parigi accusa Washington e Canberra (e Londra, anche se non la cita) di non rispettare «il multilateralismo basato sulle regole di diritto», una scelta che «segna l’assenza di coerenza che la Francia non può che constatare ed esserne dispiaciuta». Il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian ha parlato di «pugnalata nella schiena», di «fiducia tradita». Per la ministra della Difesa, Florence Parly, è «grave», una «bruttissima notizia per il rispetto della parola data».

La rabbia è tanto più forte perché Parigi non è stata avvertita. Solo a giugno, il premier Scott Morrison era stato ricevuto all’Eliseo e Macron aveva parlato del contratto come di un «pilastro della partnership e delle relazioni di fiducia tra i due paesi». Il costruttore, Naval Group, di fronte alla «grande delusione» annuncia una battaglia giuridica. La Cgt calcola che 500 lavoratori erano impegnati nella realizzazione di questo mega-contratto e che rischiano conseguenze.

«Una decisione disdicevole, che non fa che rafforzare la necessità di portare alta e forte la questione dell’autonomia strategica europea», dice il comunicato congiunto. Florence Parly ha precisato: sono «lucida sul modo in cui gli Usa trattano i loro alleati». E poco sono serviti i brevi cenni di Joe Biden sulla Francia «alleata-chiave» nella regione dell’Indo-Pacifico. I commenti in Francia equiparano Biden a Trump. Senza effetto anche le affermazioni di Boris Johnson sulla «relazione militare estremamente solida con la Francia».

Anche a Bruxelles sono caduti dalle nuvole. «La Ue non era informata e analizzerà le ripercussioni» si è limitato a dire il portavoce dell’Alto rappresentante della politica estera e di difesa, Josep Borrell, che proprio ieri ha presentato la strategia Ue nell’area indo-pacifica. Bruxelles e l’Australia sono in discussione per un Trattato di libero scambio. «Non ci saranno effetti immediati» ha affermato una portavoce della Commissione.

Lo scacco in Australia pesa sul tentativo di Macron di approfondire le relazioni con l’Australia per evitare di finire nella morsa delle tensioni Usa-Cina. La Francia è presente in Oceania (ma a dicembre potrebbe perdere la Nuova Caledonia, in occasione del terzo referendum sull’indipendenza, anche se resta il controllo su Wallis e Futuna, Matthew e Hunter, all’est dell’Australia e a sud Terre-Adélie).