La raffica di rilanci, in Sardegna, porta il centro destra sull’orlo di una clamorosa spaccatura. Poi, intervistato da Bruno Vespa, Matteo Salvini apre uno spiraglio: «La cosa più normale è ricandidare i presidenti uscenti che hanno lavorato bene e quelli della Lega sono i più apprezzati d’Italia. Però non decido io da solo e troveremo insieme una soluzione senza dividere il centrodestra».

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NON È ANCORA LA RESA. Salvini esclude trattative per ottenere «una compensazione», ma va da sé che di trattative del genere non si parla in pubblico. Finge di alzare la voce, «Se non vogliono i presidenti uscenti mi devono spiegare prima il perché», ma tutto lascia pensare che la Lega si prepari ad alzare quanto più possibile il prezzo della retromarcia.

Per tutta la giornata tra le due forze principali della maggioranza, senza dimenticare il Partito sardo d’Azione federato con la Lega e di cui fa parte il presidente silurato Christian Solinas, erano volati gli stracci. «Noi non vogliamo strappi ma se qualcuno vuole strappare se ne prenderà la responsabilità. Serve un passo indietro di FdI, altrimenti ridiscutiamo le candidature in tutte le Regioni», attaccava il vicesegretario della Lega Crippa. Anche più duro il segretario del Psd’A Moro: «Il tavolo regionale che ha deciso di candidare il sindaco di Cagliari Truzzu era truccato. Noi vogliamo tornare al centrodestra civico e alla politica ma abbiamo subìto comportamenti che definire provocatori è il minimo».

Di fronte all’assalto il ministro tricolore Francesco Lollobrigida ha deciso di uscire allo scoperto con una dichiarazione laconica però definitiva: «Per noi il candidato è Truzzu». In effetti per sabato FdI ha organizzato un convegno a Quartu Sant’Elena, al quale sono invitati anche Forza Italia e la Lega, per presentare ufficialmente la candidatura di Paolo Truzzu a presidente della regione. Del resto il tempo ormai stringe. Le liste, con tanto di candidati, dovrebbero essere presentate il 15 gennaio.
A Salvini non è certo sfuggito il senso del pronunciamento di un dirigente vicinissimo alla premier come Lollobrigida. Far uscire allo scoperto lui signifca per FdI bruciare ogni ponte alle spalle. Insistere su Solinas vorrebbe dire necessariamente arrivare alla spaccatura e alle candidature contrapposte, cosa che però Salvini vuole assolutamente evitare. Lo stesso Solinas capisce che il clima è cambiato: «Anche se i leader del centrodestra confermano Truzzu noi decidiamo con i nostri organi. Con la Lega siamo alleati: ci consulteremo e decideremo insieme cosa fare».

TRA LE VOCI che giravano ieri sera c’era anche quella di una possibile piroetta del Partito sardo d’Azione, che potrebbero decidere di appoggiare Soru. Se a destra la rottura potrebbe ancora essere evitata, a sinistra la doppia candidatura di Soru e della pentastellata Todde è ormai praticamente certa. Ma la partita non è ancora chiusa. Tra le contropartite che Salvini nega di volere ci sarà certamente la conferma del Veneto leghista. Ma proprio il Veneto è l’obiettivo principale a cui mira Meloni nelle regionali dell’anno prossimo.